Perugia, pensava fosse amore e invece era estorsione: così i ricattatori hanno provato a rovinargli la vita

Polizia postale al lavoro
di Egle Priolo
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Venerdì 30 Giugno 2023, 07:05

PERUGIA - Ha contattato alcune donne su un sito di incontri. Pensava di trovare compagnia e invece si è ritrovato a pagare oltre 3mila euro sotto ricatto. Se non avesse pagato, infatti, gli sono state promesse ritorsioni contro lui e i suoi familiari.

Ma dalla sua successiva denuncia invece è partita l'indagine della procura diretta da Raffaele Cantone, che ha portato a indagare sei cittadini di nazionalità straniera, ma residenti in Italia, per i reati di estorsione e minacce.
Come reso noto dallo stesso procuratore capo, nei giorni scorsi la polizia di Stato ha dato esecuzione a sei decreti di perquisizione personale, locale e informatica, emessi dagli uffici di via Fiorenzo Di Lorenzo. L'attività di perquisizione, eseguita a Genova, è stata coordinata dalla polizia postale dell'Umbria ed è stata svolta in sinergia con il centro operativo per la sicurezza cibernetica-polizia postale e delle comunicazioni Liguria e con la squadra mobile di Genova. Al termine delle perquisizioni sono stati sottoposti a sequestro anche i supporti informatici che saranno oggetto di specifici accertamenti tecnici. L'attività di indagine è stata svolta dal centro operativo per la sicurezza cibernetica-polizia postale e delle comunicazioni Umbria e dalla squadra mobile di Perugia.
Secondo quanto emerso dalle indagini, gli autori delle minacce e delle estorsioni operavano su tutto il territorio nazionale e sempre con lo stesso modus operandi: si presentavano come «gestori» di alcune ragazze presenti sui siti di incontri e inviavano ai fruitori, tramite messaggi nelle chat, una serie di minacce con l'accusa di avere fatto perdere del tempo - e quindi introiti - alle ragazze, che dovevano allora essere risarcite.

Gli investigatori della squadra mobile diretti da Gianluca Boiano – come sottolineato dal procuratore Cantone - hanno incrociato migliaia di dati, tra tabulati telefonici e file di log, che hanno portato all'individuazione delle sei persone che «potrebbero avere un diretto coinvolgimento nella vicenda».

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