Medici beffati dal bonus babysitter, si muove l'Inps. «Nostri figli non di serie B»

Medici beffati dal bonus babysitter, si muove l'Inps. «Nostri figli non di serie B»
di Egle Priolo
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Sabato 20 Marzo 2021, 08:30

PERUGIA - Richieste di risarcimento per il bonus babysitter ai medici di famiglia e guardie mediche, l'Inps si muove e le sospende. È la buona notizia per quei professionisti della sanità che in questi giorni si sono visti recapitare le lettere per il recupero del bonus considerato percepito indebitamente.

Perché? Per un'interpretazione evidentemente errata del bando, ma che - senza alcuna malafede - ha tratto in inganno circa 120 sanitari. Che hanno chiesto il massimo, cioè 2.000 euro, previsto per i «lavoratori dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato». Ma invece, nonostante fiscalmente siano equiparati, ai fini del bonus i medici di base e le guardie mediche sono praticamente considerati liberi professionisti, convenzionati e non accreditati: su queste due parole si basa l'equivoco. Una differenza per cui i medici beffati avevano diritto a un massimo di 1.200 euro: da qui le richieste di risarcimento parziale. In Umbria c'è chi le ha ricevute da 300 fino ad 800 euro. Per una differenza semantica che, per esempio, ha consentito ai dipendenti di laboratori di analisi privati di poter ottenere il massimo e a un medico di base no.

Una differenza, comunque, che l'Inps – dopo le sollecitazioni riportate dal Messaggero nei giorni scorsi – ha valutato, tanto da decidere al momento di sospendere quelle richieste di pagamento, mentre le pratiche sono arrivate a Roma, alla direzione generale. «Se abbiamo sbagliato, pagheremo – spiega un medico di famiglia raggiunto dalla richiesta di risarcimento “entro 30 giorni” -. Ma quei soldi sono stati spesi per i nostri bambini, per babysitter e centri estivi con pagamenti certificati. E siamo arrabbiati, sì. Perché non è giusto considerare i nostri figli di serie B: anche noi lavoriamo in sanità e abbiamo lavorato in quei mesi come tutti i nostri colleghi. La beffa maggiore? Io ho avuto il Covid e ho dovuto pagare di tasca mia il sostituto, perché per noi medici di famiglia non viene considerata malattia professionale. E adesso anche questo. Una discriminazione senza senso e davvero offensiva per la categoria». 

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