«Il lavoro del vincitore di quest'anno è piaciuto molto anche per la scelta dei vocaboli utilizzati nella traduzione in lingua italiana. La sua versione sembrava una cronaca di un giornalista attuale, brillante, ritmica. Puntuale. Ottimo anche il commento personale al brano», nota Maria Grazia Aurini, componente della giuria del Certamen e membro dell'associazione italiana cultura classica. Del resto quella di Gianmaria Pastura per il latino è una vera passione. «Amo leggere i classici, quello che mi sorprende è il fatto che in un brano di un autore vissuto più di duemila anni fa io trovo le risposte ai miei perché, leggendo Tacito trovo elementi che mi servono a decodificare la realtà che vivo ogni giorno. Stupendo», racconta con grande semplicità. La stessa che usa per elencare i suoi voti in pagella: tutti dieci, nemmeno un nove, figuriamoci un banalissimo otto. «Mi piace studiare», risponde deciso e tagliente.
Tra latino e greco non saprebbe chi scegliere. «La battaglia è tosta», nota divertito. «Per preparami al Certamen ho lavorato parecchio, mi sono esercitato sui brani di Tacito, ma è stato molto bello». Dai discorsi di Gianmaria trabocca l'amore per quello che fa, non si trova neanche un vocabolo che faccia pensare al peso dello studio, alla fatica di andare a scuola. Per lui tutto sembra ovvio, naturale, perfino divertente. Sbagliato immaginarlo rinchiuso in casa tutto il giorno a studiare, senza mai uscire con i suoi coetanei. «Mi organizzo per avere anche momenti di riposo, vado quattro volte a settimana in palestra, ho un gruppo di amici del mio liceo con i quali mi ritrovo in centro, soprattutto il sabato pomeriggio», racconta. Studente con la gioia di imparare che da una luce particolare al lavoro che fa, cosa rara. L'amore per la classicità Gianmaria lo condivide con quello per la medicina. «Ho pensato a quale strada seguire negli studi universitari e prendendo in considerazione anche le prospettive di lavoro ho scelto la facoltà di Medicina, ad aprile farò il test d'ingresso», conclude.
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