Lavoro, tre imprese su cinque non trovano il dipendente giusto

Il bollettino del Sistema informativo Excelsior, diramato dalla Camera di commercio dell'Umbria, conferma le difficoltà di reperimento di figure adeguate da parte delle aziende. Il 57,7% di chi è disposto ad assumere lamenta "profili assenti" o "formazione carente". Da qui ad aprile, oltre 15mila "promesse" di assunzione

Le previsioni di assunzioni di febbraio in Umbria
di Fabio Nucci
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Giovedì 22 Febbraio 2024, 08:28

PERUGIA - “Profili assenti o preparazione inadeguata”. Pur intenzionate ad assumere, il verdetto delle imprese sulle difficoltà a reperire le figure adatte è impietoso e con un indice salito al 58% porta l’Umbria ai vertici in Italia. Eppure il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, che incrociando dati Unioncamere e Anpal stima la propensione ad assumere, per la regione indica 4.560 ingressi entro febbraio, oltre 15mila da qui ad aprile. Nel trimestre gli addetti più richiesti sono gli impiegati e le professioni commerciali e dei servizi; i diplomati Afm (ex Ragioneria) la qualifica tecnica più gettonata. «Le assunzioni ci sarebbero, ma mancano i profili richiesti dalle imprese», commenta Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria.

LE ASSUNZIONI

Un’impresa su cinque delle oltre 172mila imprese con dipendenti è intenzionata ad assumere personale entro aprile: 15.130 unità, 4.560 delle quali inseribili già a febbraio, dato in crescita rispetto allo scorso anno (+340). Nel trimestre, il fabbisogno maggiore è dichiarato dal settore dei servizi che rispetto a un anno fa prevede di assumere 490 addetti in più solo questo mese: 690 richieste in totale dal commercio, 670 dal turismo. Il commercio è il settore che assume di più in provincia di Perugia mentre in quella di Terni questo mese arrivano più richieste dalle costruzioni. L’industria chiede 610 addetti, dato in calo rispetto allo scorso anno (-150).

LE RICHIESTE DELLE IMPRESE

Chi assume chiede un minimo di esperienza (65%) e nella maggior parte dei casi lo fa con contratti a termine (77%). Quanto al titolo di studio richiesto, nella maggior parte dei casi le imprese umbre cercano diplomati o candidati con licenza media. Nel trimestre, la maggior parte delle richieste arriva per chi ha una qualifica o una formazione professionale (3.120 unità) o ha concluso la scuola dell’obbligo (2.880).

Solo l’11% di richieste per i laureati, chance di assunzione anche per 2.770 diplomati, col profilo Afm (ex Ragioneria) il più richiesto (1.100 richieste nel trimestre). Quanto al fabbisogno occupazionale, le entrate previste sono concentrate su operai specializzati o conduttori di impianti (36%) e professioni commerciali e dei servizi (24%). Solo il 16% delle previsioni di assunzione, sarà invece destinato a dirigenti, specialisti e tecnici, quota che pone l’Umbria sotto alla media nazionale (21%).

REPERIMENTO DIFFICILE

Resta il problema del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, almeno a livello di caratteristiche, con scarsa aderenza tra i profili chiesti dalle aziende e le competenze offerte. Una criticità che pone l’Umbria ai vertici in Italia, considerando che il 57,7% delle imprese dichiara “difficoltà nel reperimento delle figure giuste”. «La domanda di lavoro in questo inizio 2024 conferma il trend di crescita registrato nel 2023 – spiega Mencaroni - ma la realtà indica uno scollamento troppo forte tra formazione e mondo del lavoro». Per il presidente della Camera di commercio dell’Umbria, un campanello d’allarme da non sottovalutare. «Serve un legame più forte fra imprese e mondo della formazione che aiuti i giovani ad intraprendere i percorsi più fruttuosi per il loro futuro». Oltre a rappresentare il dato più alto in Italia, il fenomeno della difficoltà di reperimento di figure professionali aderenti alle mansioni presenti nelle imprese appare anche in crescita. Al 31 dicembre 2022 l’Umbria presentava una difficoltà di reperimento del personale del 46,3%. «Un mismatch già allora sopra la media nazionale», si osserva dalla Camera di commercio dell’Umbria. I motivi di tale viscosità? L’assenza dei profili richiesti sul mercato del lavoro o una preparazione inadeguata.

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