In the dark. Nel buio. E’ la condizione in cui sui trova Michele Milli, da quando, vittima di un incidente, ha perduto la vista. Ma è anche il nome del progetto di quanti insieme a lui credono che niente è impossibile, che la disabilità non è un limite. Perché nel buio Michele Milli ha trovato autonomia, opportunità, momenti da cogliere. Così, dopo la “prima volta” al Monte Vettore, ha individuato nell’amico d’infanzia Daniele Caratelli la persona con cui condividere il sogno di arrivare sempre più su. Intanto, si è concesso un “antipasto”, scalando la regina delle Dolomiti, la Marmolada, fino alla Capanna Punta Penia. Ma l’obiettivo più ambizioso (al momento!) è la conquista del Monte Bianco, la cima più alta d’Europa, per festeggiare i suoi primi quarant’anni. «Sarà a giugno, ma dipende da tanti fattori, non ultimo il meteo», anticipa mentre è in pieno svolgimento il conto alla rovescia.
«La base di partenza sotto l’aspetto fisico me la fornisce il judo, comunque mi sto preparando con qualche corsa in salita (l’altro ieri “appena” quattordici chilometri - ndr), con esercizi per migliorare la resistenza e quando sarà possibile salendo fino ai 1500-1600 metri». Una tabella di marcia meticolosa comprensiva della prova generale. «Sul Monte Rosa, fino alla Capanna Margherita: è sopra i quattromila metri, ma il percorso è meno difficile rispetto a quello del Monte Bianco, sarà l’occasione per testare la risposta del fisico a quelle altezze». La montagna scelta «per sentirsi meno diverso o più uguale agli altri».
Per questo Michele Milli continua a combattere sul tatami indossando il kimono della società di appartenenza, il Kodokan Fratta, e della Nazionale paralimpica. Il mese scorso si è confermato tra i migliori judoka a livello mondiale, entrando nella top ten al Grand Prix Ibsa di Heidelberg, in Germania nella categoria dei 73 chilogrammi. «Vale di più, deve solo trovare continuità e serenità per dimostrarlo», commenta Mirco Diarena, tecnico del Kodokan. «Niente è impossibile, basta volerlo», è l’atteggiamento mentale che ha spinto Michele a superare un momento molto difficile della sua vita. Era il 27 gennaio 2008 quando un colpo di fucile inavvertitamente esploso da un compagno di caccia, per altro attutito dal parabrezza della macchina dove si trovava, gli provocò danni irreversibili agli occhi. Dopo aver cercato di recuperare la vista, Michele ha scelto di reagire, sostenuto dalla famiglia, innanzi tutto, e dagli amici. E’ stato il primo studente non vedente a laurearsi in fisioterapia, ha aperto uno studio tutto suo e tra un cliente e l’altro riesce a coltivare le sue grandi passioni: il judo e la montagna.