Terni, Fabrizio Pagani mondiale di apnea: «Dallo schianto ai record, mi basta una pinna sola»

Terni, Fabrizio Pagani mondiale di apnea: «Dallo schianto ai record, mi basta una pinna sola»
di Paolo Grassi
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Lunedì 15 Marzo 2021, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 10:04

Vent'anni fa rischiò la vita in un incidente stradale perdendo una gamba, oggi è campione e primatista del mondo. A novembre l'ingresso nell'elite dei grandi con due record iridati, ora la terza e la quarta impresa ritoccando ulteriormente tutti e due i primati. Fabrizio Pagani, umbro, di Terni, 53 anni, continua a regalare allo sport azzurro soddisfazioni e ad essere un esempio di vita. La specialità è l'apnea dinamica, categoria disabili.
Possiamo dire, fine settimana da incorniciare, a Lignano Sabbiadoro allo stage Speciali diversaMente della Federazione italiana pesca sportiva e apnea subacquea?
«Decisamente, sì. Però devo dire anche che mi ero preparato bene e sapevo che avrei avuto tutte le carte in regola per farcela. Sabato il primato senza attrezzi, ieri quello con attrezzi, cioè una pinna».
A 33 anni, un brutto incidente di moto comportò l'amputazione della gamba destra e la funzionalità limitata del braccio destro.
Quanto fu importante, allora, la voglia di ricominciare e reinventarsi?
«Per quello che successe quel giorno, mi sento un miracolato. Fui soccorso, in modo davvero provvidenziale, prima di tutto da un passante che mi strinse una cintura intorno alla gamba mutilata, per limitare l'emorragia. Poi la corsa per trasportarmi in ospedale, a Terni, dove mi salvarono di fatto la vita. Poi un lungo percorso di riabilitazione, per il quale la vicinanza della mia famiglia è stata determinante. Ora sono grato alla vita, per quello che sono riuscito a fare, per la forza che ho trovato nel ricostruire un percorso quando, invece, sembravo finito».
Una volta ristabilito, ha saputo reinventarsi. E anche diventare un campione. Prima di dedicarsi all'apnea subacquea, vinceva nei motori, dove era uno dei più forti al mondo nelle gare di quad per disabili.
Ma come si passa dai motori all'apnea?
«Diciamo, quasi per scherzo. O se preferite, per autoironia. Feci una scommessa per gioco con alcuni amici, una sera, parlando proprio di questa disciplina. Feci una battuta, domandandomi se io avessi mai potuto affrontare una cosa così senza attrezzi, visto che mi manca una gamba e ho il braccio a funzionalità limitata».
La risposta, in vasca. Quattro record. E sempre a Lignano Sabbiadoro. Un luogo portafortuna?
«Eh, sì', anche. In ogni modo, è una località bellissima e c'è un'ottima struttura sportiva per le gare. Dopo i record fatti a novembre, in quel caso ai campionati italiani indoor, ecco pure quelli allo stage in questo fine settimana. Ieri, 129,47 metri percorsi a rana in immersione in 2 minuti e 26 secondi con pinna. Sabato, invece, senza pinna, 77,27 metri in 2 minuti, 14 secondi e 40 centesimi».
Quale differenza, nelle difficoltà e nelle prestazioni, tra i due record?
«Sabato, è stata la prestazione più pura, quella senza attrezzi, quella nella quale è determinante solo il fisico. C'è stato qualche intoppo, ma l'ho superato. Il secondo record, pensate, lo ho fatto con una pinna nuova, arrivata da poco, che avevo provato solo una volta e mezza. E' andata bene. Consideriamo anche che, in entrambi i risultati, stavolta mi sono ritrovato anche la necessità di dovermi rigirare in vasca. E quello, un po' di tempo me lo ha fatto perdere, anche perché in una delle due prestazioni sono pure leggermente scivolato».
Insieme a chi, i primi festeggiamenti?
«Con me, c'erano Dimitri Libriani e Marco Mannaioli, tecnici della società sportiva ternana Zerolimite. Ma c'era anche il mio allenatore, Daniele Capezzali, oggi anche delegato nazionale dei disabili motori. Ma c'è da aggiungere che c'era grande attenzione mediatica intorno a questa manifestazione.
Ma Pagani, coi suoi record, tiene anche a far passare un messaggio?
«Io vorrei far capire a tutti che la disabilità, qualunque essa sia, non preclude nulla e rende possibile ogni cosa, ogni risultato, ogni impresa. Bisogna crederci».
 

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