Davide ucciso, Fabbri torna sul luogo dell'omicidio: il colpo sparato da 31 metri e l'abbaiare di un cane che lo ha «tratto in inganno»

Davide ucciso, Fabbri torna sul luogo dell'omicidio: il colpo sparato da 31 metri e l'abbaiare di un cane che lo ha «tratto in inganno»
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Venerdì 17 Febbraio 2023, 07:05

PERUGIA - Non si poteva distinguere. Era molto difficile, quasi impossibile, distinguere la sagoma umana di Davide Piampiano da quella di un cinghiale. Questo, il risultato della perizia che si è svolta ieri pomeriggio al Fosso delle carceri. Nel punto preciso, secondo quanto si apprende, da cui Piero Fabbri ha fatto fuoco con il suo fucile da cinghiale pensando che quei movimenti che sentiva a qualche decina di metri da lui fossero quelli del cinghiale che il suo amico di 24 anni gli aveva appena segnalato e per il quale si era subito precipitato con il fucile fuori di casa, proprio nella zona.

Una perizia richiesta dall’avvocato Luca Maori, che difende Fabbri, e affidata all’esperto Marco Benetti di Civitavecchia.

Fabbri, dopo la scarcerazione nel giorno di San Valentino per ordine del giudice del tribunale di Firenze su richiesta della procura fiorentina che ha «riqualificato» il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo, ieri ha rivissuto minuto per minuto quel terribile pomeriggio dell’undici gennaio.
Dalla chiamata di Davide, che gli dice di un cinghiale in arrivo dalle sue parti, all’uscita di casa con il fucile fino allo sparo. Avvenuto intorno alle 17 di quel pomeriggio. E così, nel punto in cui ha sparato e all’orario in cui ha sparato, si è svolta la perizia che nei giorni scorsi era stata notificata all’autorità giudiziaria e ai carabinieri e che verrà trasmessa alla procura di Firenze.

Nel corso della perizia è emerso come Fabbri abbia sparato a 31 metri di distanza rispetto al punto dove poi ha ritrovato Davide Piampiano ferito e in fin di vita. Ha ricostruito quanto accaduto nei successivi 17 minuti. 
Ed è emerso anche un elemento ulteriore: l’abbaiare di un cane che lo avrebbe tratto in inganno. E anche in questo caso Fabbri torna alla famosa telefonata con cui Davide gli segnalava il cinghiale. Secondo quanto emerso, infatti, Fabbri sapeva che Davide fosse vicino a l cane e quando ha sentito un abbaiare ha pensato fosse il cane di Davide e che dunque il ragazzo si trovasse in un’altra zona rispetto a quei rumori che arrivavano trenta metri di fronte a lui. Per questo, avrebbe pensato di trovarsi davvero di fronte a un cinghiale.
«Ero qua era molto più buio e purtroppo stavo lassù convinto che fosse un cinghiale, non si vedeva niente e purtroppo è successo quello che è successo - sono le parole affidate da Fabbri ai microfoni del Tgr Umbria -. Ho preso tutte le mie colpe. Non ho avuto il coraggio di fare niente, mi è crollato il mondo addosso. Non ce la faccio neanche ad andare a parlarci con la famiglia, per me era come un figlio». 
Al suo fianco, come detto, l’avvocato Luca Maori. «Non sapeva cosa dire alla famiglia. È uno choc tremendo e ci tengo a sottolineare come per lui il problema del carcere è il meno rispetto allo choc di aver tolto un figlio a una famiglia».
LA FIACCOLATA 
Intanto familiari, fidanzata e amici di Davide organizzano una fiaccolata per domenica. «Per ricordare Davide e per sottolineare come il comportamento di Piero Fabbri, al di là di ogni valutazione giuridica, non possa essere dimenticato – viene detto – vorremmo organizzare una fiaccolata nella serata di domenica 19 febbraio alle 21.

In considerazione del pochissimo tempo a disposizione chiediamo con estrema urgenza tutte le autorizzazioni necessarie».

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