Imposte evase, riciclaggio e corruzione: 20 milioni sequestrati a 96 aziende umbre

Imposte evase, riciclaggio e corruzione: 20 milioni sequestrati a 96 aziende umbre
di Michele Milletti
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 07:05

PERUGIA - Responsabilità amministrativa da reato: task force per il contrasto degli illeciti penali commessi a vantaggio di enti, società, associazioni. Questo il senso del protocollo firmato ieri al comando regionale della guardia di finanza tra il procuratore generale Sergio Sottani e il comandante regionale, generale di brigata Alberto Reda, d’intesa con i procuratori della Repubblica presso i Tribunali di Perugia, Terni e Spoleto.
Il patto, della durata di tre anni, si propone di incrementare uno strumento previsto dal decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231 che, spiega il procuratore generale, che rappresenta una «rivoluzione nel processo penale nei confronti delle società, ma che fin qui non ha avuto una grandissima attuazione pratica». 
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In Umbria è stato utilizzato in particolare per l’inchiesta Gesenu e, ancora prima, per l’indagine denominata Appaltopoli. Ma negli ultimi due anni ha portato a risultati particolarmente significativi. Nel biennio 2021-2022, infatti, i reparti del Corpo hanno segnalato all’Autorità giudiziaria 96 enti (prevalentemente per reati tributari ma non solo, dal momento che si parla anche di corruzione, riciclaggio e auto riciclaggio) e sottoposto a sequestro, su richiesta delle Procure della Repubblica competenti e decisione dei Tribunali, beni del valore complessivo di circa 19 milioni di euro.

Per questo l’obiettivo con il protocollo firmato ieri, è quello di rendere ancora più operativa l’applicazione di questa misura e di consolidare la sinergia tra le procure e la guardia di finanza attraverso una vera e propria task force con un gruppo di coordinamento a livello regionale che permetta il monitoraggio periodico dei processi e un’attività costante di formazione di polizia giudiziaria, magistrati e università.
Il decreto - spiega la Gdf - sin dalla sua originaria formulazione, ha introdotto un elemento altamente innovativo nell’ordinamento italiano, prevedendo una forma di «imputabilità» di carattere amministrativo per le persone giuridiche, per le società e le associazioni anche prive di personalità giuridica, in presenza di specifici reati (i cosiddetti «Reati presupposto») da parte di propri dirigenti o amministratori (denominati «apicali») od anche di persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di questi ultimi.

Si tratta di un sistema normativo autonomo, anche se le relative sanzioni, anche se di natura amministrativa, sono applicate dal giudice penale.

«Finalità della norma è evitare che enti e società in genere possano avvantaggiarsi e commettere amministratori un certo elenco di reati a sfondo economico-finanziadio a vantaggio loro o dell’ente» sottolinea il generale Reda.
Che condivide con il procuratore generale Sottani la convinzione che questo strumento rappresenti una «efficace azione di repressione» anche e soprattutto nel « colpire i profitti illeciti» e nell’evitare che queste aziende possano avvantaggiarsi in maniera sleale sul mercato. Di più, repressione anche attraverso «sanzioni pecuniarie e interdittive che impediscano all’azienda di non partecipare appalti e la possibilità di chiedere aiuti».

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