Coronavirus, la psicologa: «Gestite così la Fase 2»

Coronavirus, la psicologa: «Gestite così la Fase 2»
di Cristiana Mapelli
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Venerdì 8 Maggio 2020, 12:25
PERUGIA - Dall'isolamento della quarantena ad una mezza libertà per poi cambiare di nuovo. Il ritorno alla normalità, dopo il ciclone dall’emergenza da coronavirus, comporta abitudini nuove con cui convivere. «Paure, ansie e stati d’animo che forse non abbiamo mai provato prima e che ora ci troviamo a gestire giorno dopo giorno» spiega Chiara Cedri, psicoterapeuta perugina che fa parte dell’equipe messa in campo dal Comune di Panicale che ha attivato un servizio gratuito di intervento psicologico telefonico per tutti coloro che hanno bisogno di sostegno e supporto per fronteggiare l’inevitabile fragilità.
Dottoressa Cedri, il ritorno alla normalità fa paura?
«Abbiamo desiderato così tanto il ritorno ad una vita per così dire normale e poi, una volta arrivato il giorno X, non tutti si sentono così pronti e sereni».
Che stati emotivi può generare la Fase 2?
«Davanti ad un nuovo cambiamento può nascere uno stato di malessere e difficoltà di adattamento. Il bisogno, per alcuni, è quello di rimanere a casa, diventata l’unica zona sicura. Ora la routine è composta dai ritmi domestici, dove siamo abituati a vedere il mondo fuori dalla finestra e a sentire il silenzio della città».
E’ un movimento naturale della mente?
«Assolutamente sì, la mente attiva naturalmente dei meccanismi difensivi e necessita di un tempo di transito per rimettere in moto quello che fino ad ora era sospeso».
Come vivere questo nuovo inizio?
«Il consiglio per ripartire è, dove possibile, cercare una continuità con le abitudini di sempre, pensare che è un momento difficile che possiamo affrontare e che dove c'è una maggiore difficoltà ci sono reti di sostegno psicologico che possono dare una risposta ed un sollievo».
Che stati d’animo ha generato l’emergenza sanitaria?
«Il prolungamento dell’isolamento ha condizionato le nostre vite facendo nascere stati come la preoccupazione, la reclusione, l’inattività, la paura del contagio. Aspetti che ci hanno fatto fare i conti con emozioni difficili da gestire, mai provate, e che hanno fatto crescere disagi e difficoltà di comprensione».
Quali sono le "storie" dell'emergenza?
«Molte delle chiamate provengono dal personale sanitario esposto ad una forma di stress e ansia correlata al mandato di cura che sono chiama a svolgere. Oltre alla difficoltà sanitarie, le mamme hanno sviluppato l’angoscia di poter essere contagiati e non riuscire ad accudire la propria famiglia».
La situazione di difficoltà si è riflesso nelle famiglie.
«Mamme e papà hanno manifestato affaticamento nello svolgere il ruolo genitoriale. Una situazione che ha richiesto un maggior investimento di energia, di pazienza e sacrificio a cui nessuno di noi era preparato»
A partire dai bambini.
«Il perdurare della sospensione delle attività didattiche, sportive e ludiche, ha fatto percepire a bimbi e ragazzi la casa come una sorta di prigione. Nei bimbi nella fase 2 si potrà vedere un alleggerimento della condizione emotiva perché potranno riappropriarsi, almeno in parte, di spazi esterni».
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