Elio: «Porto in scena lo Jannacci che
amo da sempre». Al Lyrick l'assurdo
diventa poesia e puro spettacolo

Elio: «Porto in scena lo Jannacci che amo da sempre». Al Lyrick l'assurdo diventa poesia e puro spettacolo
di Michele Bellucci
3 Minuti di Lettura
Domenica 6 Marzo 2022, 15:12

ASSISI - Martedì 8 marzo al Teatro Lyrick di Assisi andrà in scena l’originale spettacolo tra musica e teatro “Ci vuole orecchio. Elio canta e recita Enzo Jannacci”, che vedrà protagonista il celebre frontman della band Elio e le storie tese alle prese con il repertorio dell’eccentrico cantautore milanese (inizio alle 21.15). Elio, filosofo assurdista e performer legato sin dall’infanzia allo stile eccentrico e poetico dell’artista (il padre era andato in classe con lo stesso Jannacci), spazierà all’interno del repertorio ondeggiando tra atmosfere più giocose e momenti di profonda intensità.

Sul palco sarà accompagnato da una band di 5 elementi con Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono e Giulio Tullio al trombone. Il tutto avverrà nella cornice della coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione.

Elio, quali sono secondo lei i motivi per amare la musica di Jannacci?
Premettendo che i gusti sono personali esistono secondo me dei motivi oggettivi per avvicinarlo. Sicuramente l’originalità e l’unicità, cosa cho sempre considerato il valore più prezioso per ogni artista. Poi c’è la sua capacità di sperimentare: sembrava un marziano che arriva improvvisamente in un pianeta dove non c’era nulla del genere. Ci vuole un coraggio incredibile.

Un artista che ha attraversato varie fasi…
Giusto, non è sempre stato uguale. Nella sua prima fase era davvero assurdo: il suo “Enzo Jannacci in teatro” lo trovo dirompente! Poi negli anni ’80 è stato autore di successi clamorosi come “Ci vuole orecchio”, “Silvano”, “Quelli che”; diciamo che lì incontra di più i gusti del pubblico.

L’ultimo è uno Jannacci più amaro.

Lei quale preferisce?
A me piace l’assurdo quindi è stato facile innamorarmene fin da subito. Trovo clamorosa la sua capacità di essere egualmente forte sia nel comico che nel drammatico.

Una dualità che rispecchia la vita?
Esatto! Io per tanto tempo ho lavorato con Lina Wertmüller e anche i suoi film sono questa cosa qui. Vivere è così, c’è sia gioia che malinconia.

Questo spettacolo rappresenta una provocazione, un inno alla non omologazione?
Direi di sì, ma provocazione in senso buono, come piace fare a me. Nel senso di stimolare. Jannacci del resto mi piace per quello: lo ascolti e hai una reazione, pensi a quel che ha appena detto, magari parole che non significano nulla… ma non lascia indifferenti.

Il pubblico come sta rispondendo?
Ottimamente. Dopo 40 repliche posso dire che ci sono davvero tantissimi giovani che vengono e vederli uscire contenti dal teatro è una soddisfazione.

E per lei com’è l’esperienza di esibirsi con musicisti diversi da quelli de Le Storie tese?
È bellissimo, perché sono musicisti che hanno voglia, sono complici, si sono innamorati del progetto e io sono contento di stare con loro. Del resto La compresenza è azione e reazionem, io sempre amato il lavoro collettivo ed è per questo che ho fondato un gruppo. Non mi piace stare sul palco da solo.

È emozionato di esibirsi ad Assisi?
Ovviamente sì. Per chi ci abita è la quotidianità ma per me che ci sono stato pochissime volte sarà un’emozione trovarmi immerso in un luogo così denso di spiritualità…

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