Stampanti per panini nello spazio; il futuro del cibo in 3D

Stampanti per panini nello spazio; il futuro del cibo in 3D
di Flavio Pompetti
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Giovedì 23 Maggio 2013, 11:33
NEW YORK - Mezzo chilo di farina, poca acqua, tre etti di pomodori; mezza mozzarella, qualche foglia di basilico e una stampante elettronica tridimensionale.

La pizza che gli astronauti potrebbero portare un giorno su Marte è stata ordinata nei giorni scorsi dalla Nasa con un assegno di 125.000 dollari consegnato alla Systems and Material Research Corporation, una società di ricerca texana non ancora molto conosciuta tra le grandi catene alimentari americane. Si occupa infatti di ridurre in polvere i materiali più diversi che è già possibile immagazzinare nei serbatoi delle stampanti 3D: dalla cellulose ai polimeri plastici, dagli inchiostri ai coloranti vegetali. Ora la SMRC tenterà di avventurarsi per la prima volta nella fantascienza, nei sogni che fino a ieri solo il cinema e la letteratura fantastica aveva osato pensare. Se il suo progetto andrà in porto, avremo la prima macchina domestica in grado di replicare la manifattura delle pietanze. Ricette e menù diventeranno altrettanti programmi di software da scaricare su computer e cellulari; odori e sapori saranno optional da ordinare a parte e aggiungere al cibo con un colpo di mouse.



LA TERZA DIMENSIONE

A guardar bene il progetto non ha nulla di rivoluzionario, perchè le singole tecnologie necessarie per realizzarlo sono già tutte sotto i nostri occhi. Le stampanti tridimensionali in dieci anni dalla prima apparizione sono già diventate oggetti di consumo familiare, disponibili per poco più del prezzo di un laptop. Funzionano con lo stesso principio di una regolare stampante grafica, con degli iniettori che spruzzano i materiali contenuti nei serbatoi. La differenza è che sono in grado con passaggi successivi di aggiungere la terza dimensione, e quindi di costruire oggetti che hanno un volume, sulla base del disegno fornito dal software. La macchina richiesta dalla Nasa dovrà usare come 'inchiostro' proteine, carboidrati e vitamine sintetizzate e ridotte in un formato di facile e lunga conservazione.



Anche quest'ultimo ramo della ricerca non è assolutamente nuovo. Gruppi di ricerca scandinavi e americani hanno già perfezionato una tecnica di stampa con il cioccolato che crea tradizionali lingotti e cioccolatini, ma anche una lampada da tavolo commestibile, o la scultura in proporzioni naturali della testa dello stampatore. La Olandese Freedom of Creation ha stampato una serie di ricette: dalla pasta al pomodoro ad un hamburger di quattro strati, coloratissimi e appetibili in fotografia. Peccato siano fatti di plastica. Hanno il semplice intento di mostrare le possibilità a portata di mano.



I LIMITI

È una rivoluzione difficile da immaginare oggi, e infatti gli unici ad averlo fatto sono stati gli scrittori di fantascienza. Lo sceneggiato televisivo Star Trek aveva ipotizzato inizialmente che il “sintetizzatore di cibi” sarebbe stato disponibile nel 23mo secolo; poi nello sviluppo della serie la data è stata anticipata di un secolo. Il limite da superare piuttosto è la conservazione nel tempo. Per essere consumati su Marte, gli alimenti dovranno avere un ciclo di vita di almeno cinque anni, che è oggi fuori di portata. E anche una volta raggiunto questo scopo, ci sarà da verificare che il termine coincida con quello della garanzia della meccanica della macchina stampante, che nella versione cartacea è già uno degli incubi ricorrenti della nostra modernità.
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