I colori influenzano il nostro cervello: dal verde speranza al rosso passione

I colori influenzano il nostro cervello: dal verde speranza al rosso passione
di Antonio Bonanata
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Venerdì 13 Febbraio 2015, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 13:21
In tempi di carnevale il tripudio di colori di maschere e costumi suggerisce una riflessione su quanto e come le varie tonalità cromatiche influenzino il nostro cervello. Le reazioni chimiche che vi si innescano, infatti, aumentano o diminuiscono la produzione di ormoni, determinando tristezza o allegria, serenità o depressione.

Il professor Barbanti, primario del reparto di neurologia dell’Ospedale San Raffaele-Pisana di Roma, spiega come questo meccanismo si ripeta tutte le volte che il nostro sguardo si sofferma su un preciso tema cromatico, specificando che questi effetti non si ripercuotono solo sull’umore ma anche sulle prestazioni fisiche e sui parametri vitali (pressione arteriosa e battito cardiaco). Vediamo ora in dettaglio le caratteristiche dei singoli colori.



Il verde e il blu comunicano serenità, benessere, tranquillità e in generale hanno una connotazione positiva. Non a caso il verde è associato al concetto di speranza, di attesa fiduciosa in qualcosa di buono. A questo proposito il professor Barbanti afferma: «Ciò dipende anche dalla serena rievocazione dell'immagine di cieli e prati. È dimostrato che il blu riduce la frequenza cardiaca, la pressione arteriosa e la frequenza del respiro, attivando il sistema nervoso parasimpatico. Ed è per questo che spesso i moderni interior designers consigliano tali tonalità per le stanze da letto». Il verde e il blu, inoltre, stimolano le attività creative.



Il rosso, non c’è neanche bisogno di spiegarlo, è il colore della passione, della seduzione, dell’amore. Ma evoca anche l’immagine del sangue e del dolore. In altre parole, vita e morte insieme. Per tutte queste caratteristiche, viene considerato come il colore più primordiale, quello ad essere stato utilizzato per primo dall’uomo, secondo quanto sostengono gli antropologi. Negli individui di sesso maschile stimola la produzione di testosterone: a ciò si collega l’idea della prestanza fisica e della sportività, ma allo stesso tempo anche quella dell’aggressività e della competizione, che tradizionalmente sono tipici tratti maschili. Aggiunge il professor Barbanti: «Non si tratta di scaramanzia, esiste una fiorente letteratura che ha evidenziato che negli ultimi cinquanta anni la Premier League inglese sia stata vinta prevalentemente da chi indossava divise rosse; e ciò è capitato anche agli atleti di tae-kwon-do e ai pugili alle Olimpiadi di Atene 2004».



C’è poi il nero, il colore associato alla tristezza, all’angoscia, alla depressione, bestia (appunto) nera tra tutte le malattie psico-fisiche. «In presenza di un soggetto depresso – spiega Barbanti – compare una preferenza netta per i colori negativi (nero e grigi), una sensibile riduzione del rosso tra quelli neutri e un’abolizione dei toni positivi (verde e giallo in particolare). La spiegazione è che l'influenza esercitata dal sistema emotivo sull'ipotalamo fa quasi rifiutare al paziente di accettare stimoli visivi importanti, preferendo toni poco luminosi, in perfetta sintonia con il rifiuto della vita tipico del depresso».

Ma i colori vengono utilizzati anche nel trattamento terapeutico di alcune malattie.



Conclude, infatti, il primario di neurologia del San Raffaele: «I toni caldi (tonalità del rosso) hanno la proprietà di migliorare l'umore, la pressione, la frequenza cardiaca e l'attività muscolare. Quelli freddi, invece (tonalità del blu), sono utili per ansia, tensione muscolare e ipertensione arteriosa». Stesso discorso vale per la luce, portatrice di tutto lo spettro cromatico: alla “luce blu”, infatti, si ricorre per la cura dell’ittero nei neonati.