Smart working, qual è la postazione ideale? Vota online i progetti finalisti del concorso Made in Italy

Smart working, ecco la postazione ideale: i finalisti del concorso Made in Italy
di Francesca Spanò
5 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Gennaio 2021, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 08:47

La casa, quel nido sicuro dove staccare la spina dallo stress da lavoro, oggi è diventata anche il nostro ufficio. La pandemia da Covid-19, infatti, ha cambiato le nostre abitudini ma anche gli spazi domestici, riportando alla mente (persino con una punta di malinconia) quel rapporto gomito a gomito con i colleghi, quotidianamente tanto odiato.

Lo smart working è ormai una realtà consolidata alla quale non diremo addio del tutto, nemmeno quando il coronavirus allenterà la stretta sulle nostre vite prese improvvisamente in ostaggio. Nonostante di smart abbia ben poco, mostrandoci quanto la comodità di una scrivania in salotto corrisponda anche alla difficoltà di gestire il rapporto con i figli, i pasti da preparare, l’ambiente da igienizzare e la convivenza con i familiari che nel tempo libero non intendono lasciarci godere del necessario silenzio.

 

Occorre, dunque, ripensare al concetto di lavoro da casa e della sua postazione ed è proprio qui che entra in gioco il design, che arricchisce i mobili di personalità, crea un legame tra noi e gli oggetti, anticipando le nostre esigenze fino quasi a “collaborare” ai nostri programmi. La scorsa estate, la piattaforma di design democratico Hiro aveva bandito una open call aperta a tutti i designer per progettare un arredo adatto al lavoro tra le quattro pareti di una dimora. Un'iniziativa super fortunata che ha riscosso ampio successo e giunge in queste ore a compimento, per eleggere la postazione ideale per il lavoro da casa.

Una soluzione di design Made in Italy per aiutare milioni di lavoratori in smart working

Tantissimi i progetti arrivati, ma solo tre sono stati selezionati da una giuria di esperti composta dai designer Paolo Cappello (art director di Hiro) e Francesca Lanzavecchia e dalla giornalista Loredana Mascheroni. Adesso toccherà alla community di appassionati di design scegliere: dall’11 gennaio, infatti, potranno votarli attraverso i canali digitali di Hiro. L’arredo vincitore entrerà in produzione con il marchio di Hiro a fine gennaio. Quelli candidati al voto finale del pubblico, firmati da Silvia Fabris, Luca Ferrante e Maurizio Olivieri, sono tutti esempi di design funzionale, perfettamente integrabile in qualsiasi situazione domestica e accessibili per prezzo. Ecco il link per votare: Projects.hiro.design/smart-working.

La pandemia ha portato praticamente tutti i settori produttivi e progettuali a confrontarsi con un modo diverso di lavorare e i designer sono stati tra i primi a recepire quanto certi settori della nostra società sarebbero cambiati, e hanno iniziato da subito a pensare a quello che potrebbe essere il mondo post-pandemia” spiega Paolo Cappello, art director di Hiro e giurato alla selezione della open call. “Il tema dello smart working è tra i più discussi perché è un'esigenza reale per milioni di persone e tra questi lavoratori che hanno ripensato il loro posto di lavoro ci sono anche i designer, quindi chi meglio di loro può offrire una soluzione lucida, pratica e logica per il lavoro da casa?”.

Due le esigenze colte più di altre nei progetti presentati e nei tre selezionati dagli esperti: trasformabilitá e integrazione. “La trasformabilità è intesa come attitudine dell’arredo a mutare in base alle esigenze personali degli utenti: partendo da pochi elementi base, le pareti possono dare origine a decine di soluzioni diverse e adatte a usi molto differenti. L’integrazione è invece la capacità di un arredo di adattarsi e integrarsi nelle funzioni ma anche nell'estetica ad un contesto come la casa che è profondamente diverso da un ufficio o una scuola”, aggiunge Paolo Cappello. “I tre progetti in gara sono esempi di buon design democratico: “Penso che il vero buon design sia prima di tutto democratico, e dunque accessibile. Per un designer si tratta della sfida più difficile: progettare oggetti che siano funzionali, esteticamente apprezzabili, riproducibilità e con un prezzo alla portata di tutti”.

I tre progetti in gara

Cartesio, bello logicamente - Maurizio Olivieri

La logica prima di tutto.

Perché è solo ragionando che possiamo trovare un posto per ogni cosa e ritrovarla al suo posto, specialmente in giorni come questi in cui lavoro e privato si sovrappongono continuamente. Cartesio è per chi predilige l’estetica che nasce dalla geometria. Nella postazione di Maurizio Olivieri tutto ciò che si mostra (o nasconde) ai nostri occhi ha una funzione precisa: gli agganci invisibili e i tubi per far viaggiare i cavi, la tasca porta-tutto in tessuto e il reggi tablet. E per chi pensa che la ragione abbia un’anima spigolosa, ecco uno specchio che, come nei vanity di una volta, serve a darsi un’ultima controllata prima della videocall. Bello, logicamente.

Circo, il gusto di ripetersi - Luca Ferrante

Certe giornate somigliano a un dejà vu, con la routine che rende tutto già visto, già sentito, già masticato. Ma c’è anche un loop piacevole come una scarica di adrenalina: quello che viviamo quando scendiamo in pista e corriamo il più veloce possibile lasciandoci dietro il lavoro fatto via via. Circo, la postazione di Luca Ferrante, è pensata per spezzare la routine portandoci dentro a un circuito dove incombenze e videoriunioni sono un carico da lasciarci progressivamente alle spalle. Il pezzo è basato sul contrasto tra un anello tubolare che fa da montante e i componenti (mensole, contenitori, scrittoio) dalle forme squadrate o morbide che accoglie.

Shibumi, la libertà di cambiare - Silvia Fabris

Non c’è gioia senza libertà di cambiare. Riconfigurare i propri spazi, trovare il set up giusto ogni volta che ne avvertiamo il bisogno: non è un capriccio, è il segno di un’attitudine al cambiamento che va incoraggiata. Shibumi è la parola giapponese che indica l’equilibrio delicato che si realizza quando qualcosa è bella nella sua essenzialità. Come la postazione di Silvia Fabris, che asseconda le diverse esigenze di attrezzare una parete ora come un tavolino, ora come una piccola consolle o come uno scrittoio. E in quest’ultimo caso, una ribalta in legno come nei vecchi banchi di scuola aggiunge un tocco di sana nostalgia che rende più romantica la casa.

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