Reporter senza frontiere: in aumento
i Paesi che mettono il bavaglio al web

Il logo del Giornata mondiale contro la cyber-censura
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Giovedì 11 Marzo 2010, 22:53 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 16:42
ROMA (11 marzo) - Il controllo sul web piace a molti governi. Non c' solo l'Iran e la Cina nel rapporto di Reporter senza frontiere, ma anche l'Italia, Australia, Francia, e Gran Bretagna non sfuggono alla logica di regolare il web». L'organizzazione che monitora nel mondo la libertà di stampa ha indetto per il 12 marzo la Giornata mondiale contro la cyber-censura.



Sono sempre di più i paesi che hanno rafforzato la censura su internet. Sessanta nel 2009, il doppio rispetto lo scorso anno. Nel 2010 la lista si è allargata.



Quest'anno i «peggiori nemici di Internet» sono Arabia Saudita, Birmania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan e Vietnam.



Corea del Nord, Birmania e Turkmenistan possono permettersi di tagliare completamente la rete, usando come pretesto lo scarso o nullo sviluppo delle infrastrutture.



L'Arabia Saudita e l'Uzbekistan, si legge, praticano un filtraggio massiccio e incitano i loro internauti all'autocensura.



Cina, Egitto, Tunisia e Vietnam «si affidano a una strategia di sviluppo delle infrastrutture a fini economici, ma controllano strettamente il contenuto politico e sociale - i sistemi di filtraggio cinesi e tunisini sono sempre più sofisticati - e mostrano profonda intolleranza nei confronti delle voci critiche».



Qust'anno Turchia e Russia
fanno il loro ingresso nella lista di Paesi sotto sorveglianza. In Russia si cerca di evitare il controllo del Cremlino sui media tradizionali, usando proprio il web. Ma la sua indipendenza è minacciata da arresti e procedimenti giudiziari verso blogger, così come dal blocco dei siti “estremisti”, che non sempre sono veramente tali. La propaganda del regime è sempre più presente in rete. Esiste un rischio concreto che Internet si trasformi in uno strumento di controllo politico.



In Turchia, gli argomenti tabù riguardano soprattutto Ataturk, l’esercito, i problemi delle minoranze (curde e armene) e la dignità della nazione. Questi fungono da pretesto per bloccare diverse migliaia di siti, tra cui YouTube, suscitando forti proteste. I blogger e gli internauti che si esprimono liberamente su questi argomenti si espongono a rappresaglie, soprattutto di tipo giudiziario.



Esistono poi diverse reti intranet nazionali con i contenuti «accettati» dalle autorità dei rispettivi Paesi, cone UzNet, Chinternet, Turkmen-Net.



Cyberdissidenti dietro le sbarre. Per la prima volta dalla creazione di Internet, inoltre, «circa 120 fra blogger, internauti e cyberdissidenti si trovano dietro alle sbarre per essersi espressi liberamente online».



Il primato spetta alla Cina con 72 detenuti, seguita da Vietnam e Iran, «che negli ultimi mesi hanno lanciato delle ondate di brutali arresti».



In Marocco, un blogger e un proprietario di un cybercafé sono stati imprigionati dalle autorità locali per aver dato semplicemente informazioni sulla repressione di una manifestazione finita male. In Azerbaigian il potere ha messo le grinfie su Adnan Hadjizade e Emin Milli, due blogger che hanno denunciato la corruzione delle autorità e ne hanno fatto satira in un video diffuso su YouTube. Quattro giornalisti online sono dietro le sbarre nello Yemen.



Blocco di Internet o rallentamento fortissimo sono fatti usuali nei momenti difficili nell’Arabia Saudita in e l’Uzbekistan.



Ma anche «le democrazie occidentali non sfuggono a questa logica di regolare il web. In nome della lotta alla pedopornografia o contro il furto di proprietà intellettuale, leggi o decreti sono stati adottati o sono allo studio in particolare in Australia, Francia, Italia e Gran Bretagna», dice il rapporto.



L’Australia installare un sistema di filtraggio della rete molto potente. Nella Corea del Sud leggi troppo severe inquadrano gli internauti, mettendo in gioco il loro anonimato e inducendoli all’autocensura.



Il Premio Netizen. Reporter senza frontiere assegnerà il primo "Premio Netizen," con il supporto di Google, alle 19 dell’11 marzo 2010, alla vigilia della Giornata mondiale contro il cyber-censura. La cerimonia di premiazione si svolgerà a Parigi, con la presenza del vincitore. I candidati per il premio sono i giornalisti online, blogger e navigatori, che hanno contribuito a promuovere il libero flusso di notizie e informazioni su Internet.
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