Facebook "censura" le sentinelle
contro il razzismo: in 36mila protestano

Facebook "censura" le sentinelle contro il razzismo: in 36mila protestano
di Laura Bogliolo
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Giovedì 18 Marzo 2010, 00:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:14
ROMA (17 marzo) - Trentaseimila persone non sanno pi dove segnalare i gruppi razzisti che nascono ogni giorno su Facebook. La pagina “Basta con il razzismo non ha più i suoi amministratori. Tra gli ultimi gruppi che i 36mila hanno aiutato a chiudere “Tre motivi perché Et è meglio di un extracomunitario” e “W le crociate”.



Account disattivati. Gli amministratori del gruppo "Basta con il razzismo su Facebook" raccontano di aver trovato i loro account disattivati la mattina del 15 marzo. Come è successo? Con una valanga di segnalazioni contro i loro account ai gestori del social network. «Facebook ha disattivato i nostri account nello stesso momento, senza nessun tipo di avviso o spiegazione, ma si è limitata a "contare" le segnalazioni contro di noi, senza voler verificare che mai, in nessun modo, abbiamo violato la policy del network». A raccontarlo Alessandro Pomponi, 41 anni, romano, uno degli amministratori.



Minacce contro il gruppo. Secondo Alessandro i detrattori del gruppo contro il razzismo hanno messo in pratica una sorta di “attacco” simultaneo contro il suo account e quello dei suoi amici. Il gruppo, che si definisce apolitico e apartitico, aveva ricevuto anche minacce. «Ci scrivevano "occhio a come vi comportate,vi teniamo d'occhio,abbiamo tutti i dati per venirvi a fare una visitina"» racconta James Alvaro Arata, un altro degli amministratori del gruppo.



Anche Alessandro dice di essere stato vittima dei “disturbatori”, anzi di una pagina fake. «Qualcuno - afferma - ha creato un account con finto con il mio nome e cognome, ha messo anche la mia foto presa da un altro mio sito».



Utenti da tutta Italia. «Nel gruppo c'è gente di sinistra, ma anche di destra – assicura Pomponi - non vogliamo fare politica, ci interessa solamente lottare contro il razzismo, in ogni sua forma».



Ma è così facile far chiudere un gruppo o un account su Facebook?. «Per i gruppi più violenti - spiegan Alessandro - nel giro di due o tre giorni Facebook procedeva con la disattivazione, per altri sono passati anche sei mesi. Ma come funziona? Il social network dedica una pagina al tema e spiega che incoraggia gli utenti a segnalare abusi cliccando su un pulsante “segnala” che si trova sotto ai contenuti considerati inappropriati.



Dopo aver cliccato su “segnala” si apre una maschera nella quale è possibile specificare il tipo di abuso e scrivere una segnalazione dettagliata. «Facebook – si legge - esamina le segnalazioni e determina se il contenuto in questione debba essere rimosso o no». Nel caso del gruppo contro il razzismo o il social network ha individuato delle violazione alle norme che regolano l'uso della piattaforma o, più semplicemente, ha solo “contato” il numero di segnalazioni negative contro gli amministratori del gruppo.



Per ora nessuna risposta alle sentinelle contro il razzismo. I ragazzi hanno creato un nuova pagina di protesta contro quanto accaduto e stanno cercando di comunicare con gli amministratori del social network inviando e-mail.



La nuova tattica dei troll razzisti: creare gruppi "segreti". James segnala inoltre che ci sono ancora moltissimi gruppi razzisti, come quelli contro i rom «ma gran parte sono stati resi segreti in questi giorni, dato che c'è stata una campagna nella quale si comunicava a tutti di stare attenti alle nostre segnalazioni». Gruppi segreti, dice James, ossia con un accesso non pubblico.



L'ultima battaglia dei 36mila contro il razzismo era proprio quella contro i troll disturbatori che creano gruppi estremamente provocatori, come quello che esultava per il terremoto ad Haiti o che invitava a segregare le donne in cantina e picchiarle.



Ma qualcosa è andato storto. E le sentinelle contro il razzismo sono state messe a tacere. Anche loro hanno violato qualche regola? Un semplice errore dei gestori del social network? A Facebook la risposta.



laura.bogliolo@ilmessaggero.it



Aggiornamento: a seguito dell'articolo, l'ufficio contro il razzismo delministero delle Opportunità, ha deciso che si occuperà del caso. Qui l'articolo con gli aggiornamenti dove si può continuare a commentare la vicenda.






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