Facebook "censura" gruppo anti-razzista,
il ministero Pari Opportunità interviene

Facebook "censura" gruppo anti-razzista, il ministero Pari Opportunità interviene
di Laura Bogliolo
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Venerdì 19 Marzo 2010, 15:38 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 16:33
ROMA (19 marzo) - E’ un paradosso, un avvenimento surreale, Facebook ha disattivato un gruppo nato spontaneamente per segnalare pagine on line razziste. A parlare Massimiliano Monnanni, direttore Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero per le Pari Opportunità (Unar). «Il tutto - prosegue Monnanni - proprio il giorno in cui si è aperta la VI settimana contro il razzismo promossa dall'Unar in tutta Italia».



Il paradosso è questo: il 15 marzo gli amministratori della pagina Basta al razzismo su Facebook, nata per segnalare gruppi discriminatori, hanno trovato il loro account disattivati. In pratica i ragazzi che gestiscono il gruppo (36mila le adesioni) sono stati disabilitati dagli amministratori del social network. E spiegano che probabilmente i loro detrattori hanno organizzato un’azione di massa contro di loro, segnalando come inopportune le pagine che gestivano, quelle che hanno contribuito a far chiudere gruppi che esaltavano il terremoto ad Haiti, che volevano fuori i rom dall’Italia, che istigavano alla violenza contro gli stranieri. Un errore del social network? Oppure è stata violata qualche regola?



«Dopo aver letto il vostro articolo sul Messaggero.it ci siamo subito attivati, il gruppo deve essere tempestivamente ripristinato dagli amministratori di Facebook – spiega Monnanni – contatteremo gli amministratori del gruppo Basta con il razismo su Facebook per capire cosa è successo». Soddisfazione da parte di Alessandro Pomponi, uno degli amministratori della pagina “censurata” «ma – spiega Alessandro, romano, 41 anni – vorremmo che l'ufficio del ministero delle Pari Opportuntà vada fino in fondo alla questione e cerchi, avendo più mezzi di noi, di contattare direttamente Facebook».



Perché dal social network intanto non c'è stata nessuna risposta alle migliaia di e-mail inviate per protestare contro la chiusura del gruppo. I 36mila intanto hanno creato un nuovo gruppo che continua a registrare adesioni.



Una novità c'è stata. «Una novantina di gruppi razzisti che avevamo segnalato a Facebook – continua Alessandro – ora non sono più visibili. Due le ipotesi: o Facebook ha deciso di applicare una politica più restrittiva e ha deciso, all'improvviso, di raccogliere tutte le nostre vecchie segnalazioni, oppure i gruppi si stanno organizzando e sono diventati “privati”, non accessibili a tutti». E' inoltre possibile che abbiano deciso di “spostare” i gruppi e creare nuove pagine.



14enni contro rom e stranieri. Intanto la battaglia di Alessandro prosegue. Non può abbandonare un progetto nato spontaneamente che lo ha portato anche a dialogare direttamente con molte delle persone che avevano creato gruppi razzisti. «Molti gruppi vengono creati da ragazzini - racconta - 14enni che forse non si rendono conto di quali idee stessero traghettando nella rete».



Ricorda il gruppo nato contro l'insediamento di un campo rom perché, spiegavano i ragazzini, «i rom sono sporchi». «Ho cercato di fargli capire che si trattava di persone che sporcavano e che non si doveva condannare un'intera etnia». Alessandro è invece stato invece sbattuto fuori dal gruppo che non voleva la creazione di moschee in Italia sostenendo che nei paesi musulmani non era consentito creare chiese cattoliche. «Gli ho mostrato video su Youtube che mostrano come in molti Paesi dell'Islam sono state create chiese, ma a quel punto - spiega - sono stato cancellato dal gruppo».



«Si tratta di una mancanza di cultura, soprattutto tra giovanissimi – afferma Monnanni – e l'attenzione sul web e molto importante, per questo chiudere quel gruppo creato da persone che spontaneamente si aggregano per combattere contro il razzismo è un fatto grave».



Per combattere le forme di razzismo sul web Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero per le Pari Opportunità ha creato l'11 marzo una piattaforma web per segnalare soprusi di ogni genere. Sul sito Unar.it possono inviare segnalazioni le vittime ma anche chi ha assistito a un sopruso. «Ma c'è una novità - spiega Monnanni – abbiamo attivato anche i contact center attraverso il quale possono essere segnalati siti e blog a contenuto discriminatorio e creato “NE.A.R. TO UNAR”, la prima rete giovanile antirazzista che opererà anche e soprattutto tramite i social network». Un progetto che vede impegnata una squadra ad hoc di persone appartenenti alle Acli, che già gestivano il numero verde (800901010).



Tra i progetti dell'Unar anche la creazione di campus contro ogni forma di violenza inaugurati il 15 marzo, giorno di apertura della VI Settimana contro il razzismo che si conluderà il 21 marzo. «Si tratta - spiega il direttore dell'Unar - di una rete di volontari che hanno dai 18 ai 22 anni, impegnati nella diffusione di una cultura della solidarietà e che potranno essere le nostre sentinelle sul territorio. A breve partirà una campagna di recruiting per raccogliere adesioni e a maggio faremo un meeting per coordinare i vari gruppi che verranno creati sul territorio». L'obiettivo è quello di rendere la rete permanente, fare ad esempio come gli studenti dell'università di Bari con il loro www.nonviolentmag.it sul quale ci sono i “video allergie”, filmati contro le “allergie” verso gli stranieri. Infine Unar ha già firmato con diverse regioni tra cui l'Emilia Romagna e la Sicilia un protocollo per creare dei nodi sul territorio collegati all'Unar. Stessa proposta per il Comune di Roma.



Da Facebook intanto nessuna risposta. Le 36mila sentinelle contro il razzismo sul web restano senza voce.



laura.bogliolo@ilmessaggero.it




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