Italia-Galles, O'Shea: "Colpa nostra, ma non si può vincere con 15 calci contro"

Italia-Galles, O'Shea: "Colpa nostra, ma non si può vincere con 15 calci contro"
di Christian Marchetti
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Domenica 5 Febbraio 2017, 19:55
di Christian Marchetti

Difficile. Tutto maledettamente difficile. Tipo riuscire a passare la metà campo, evitare di concedere calci su calci, mantenere la calma per non soccombere. Difficile, anzi no, facilissimo criticare l'arbitraggio dell'inglese JP Doyle. Argomento ampiamente trattato dal ct azzurro Conor O'Shea che usa due frasi tra la metafisica e il reality show: «Dobbiamo riuscire a cambiare la percezione di noi stessi agli occhi degli altri affinché le maglie rosse e quelle blu appaiano allo stesso modo» e «Io non ho nulla da dire sui 15 calci (a dire il vero 16, ndr) che ci sono stati fischiati, il problema sono quei risicati 5 che abbiamo avuto a favore». Infine la variante: «Con 15 calci contro (16) e 5 a favore è impossibile vincere una partita».

ENERGIA - Ma O'Shea non si nasconde, tanto ampio è stato il divario tra un primo tempo alla grande e un secondo degno di una commedia degli equivoci. Per la prima volta appare davvero amareggiato, forse consapevole che ci sia ancora tanto lavoro da fare per trovare «il percorso» da intraprendere di cui parla sempre. «Nella ripresa non siamo stati in grado di uscire dai nostri trenta metri».
Poi tornano la filosofia e la metafisica: «Il rugby è come le montagne russe. Un ottovolante in cui l'energia fluisce in maniera diversa. Ecco, per noi è stato difficile mantenere quella energia, incanalarla nel modo giusto. Siamo stati la squadra migliore nel primo tempo, loro i migliori nella seconda metà. Punto».
Giochi di parole a parte, siamo lontani da quei «400 minuti di qualità» richiesti dall'allenatore. Un problema di tenuta fisica?    
«Non ho visto nessun particolare affaticamento nell'intervallo, piuttosto i loro 9 punti a inizio ripresa hanno cambiato l'inerzia». Effettivamente, da lì sono venuti il giallo a Lovotti, le due mete con l'uomo in meno e quella di un North acciaccato ma in trionfo dopo una cavalcata di 80 metri. 

MEA CULPA - Ma poi c'è il mea culpa del capitano Sergio Parisse. «L'arbitraggio? Beh, diciamo che per me è stata una partita difficile. Due calci sono venuti per colpa mia e ho avuto difficoltà di comunicazione con l'arbitro Doyle. Dobbiamo renderci conto che noi siamo l'Italia, non cambierà mai nulla fino a quando non saremo più disciplinati. Non voglio dare la colpa agli arbitri, nemmeno dimenticare che i nostri avversari sono stati bravi e che meritano i nostri complimenti».
Anche se poi, il numero 8 azzurro un colpo non lo risparmia: «È vero che i gallesi sono stati bravi a giocare sporco nella loro 22 dove impiegavano due o tre secondi prima di rotolare via, senza che il direttore di gara fischiasse, ma il problema è solo nostro. Avremmo dovuto contrastarli anche su questo aspetto. E allora ancora complimenti a loro».

«NOI STESSI» - «Dobbiamo pensare a noi stessi e non agli altri», è la semplice ricetta con cui O'Shea vuole proiettarsi alla sfida di sabato con l'Irlanda. Che, strapazzata sabato dalla Scozia, vuole tornare Irlanda, vendicandosi con gli interessi per poi riprendere la corsa verso i piani alti della classifica. «Ci aspetta tanto lavoro, partendo comunque da aspetti positivi importanti. La buona difesa del primo tempo su tutto. Sì, ripartire da qui». Alla faccia della filosofia, della fisica e anche della metafisica.
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