Olimpiadi, Italia più vicina alla meta

Olimpiadi, Italia più vicina alla meta
di Emiliano Bernardini
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Venerdì 5 Ottobre 2018, 09:30
Milano e Cortina corrono lanciate e unite verso il 2026. I Giochi invernali non sono più una chimera ma cominciano a prendere una forma ben definita. E pazienza se all’orizzonte non c’è più Torino. Un addio polemico. L’Italia ha spinto fortemente per andare a Buenos Aires ed essere proposta alla sessione del Cio come candidata. Che fosse una giornata piena di sole lo si era intuito già dalla mattina quando a Palazzo Balbi (sede della regione Veneto) a Venezia i sindaci Giuseppe Sala e Gianpietro Ghedina e i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, si sono ritrovati fianco a fianco sorridenti. Nessuna polemica o divergenza insanabile. All’incontro hanno partecipato anche Diana Bianchedi a rappresentare il Coni e Giorgio Re, che con l’agenzia Weplan sta redigendo il report. Qualche ora più tardi, in Argentina, il presidente del Coni, Giovanni Malagò lavorava per tenere alto l’appeal italiano nonostante i tumulti politici delle settimane passate. Un successone visto che poco dopo è arrivata un’altra notizia favorevole all’Italia: la città turca di Erzurum è stata esclusa dalla lista ufficiale delle candidate. Ad annunciarlo il numero uno del Cio, Thomas Bach. La decisione riguarda l’assenza di adeguate infrastrutture in grado di ospitare la rassegna a cinque cerchi e soprattutto problemi legati alla sicurezza. Alla riunione era presente anche il vicepresidente, eletto due anni fa, il turco Ugur Erdener. Sono dunque Milano-Cortina, Calgary e Stoccolma le tre città proposte per le Olimpiadi invernali del 2026, è stato Juan Antonio Samaranch, alla guida del working group, ad annunciarlo. Lo stesso ha poi speso grandi parole d’elogio per la candidatura italiana: «Progetto solido e bellissimo». «Parole importanti e affatto scontate», il commento orgoglioso del numero uno del coni, Malagò. Altri punti in più per l’Italia ora in netto vantaggio sulla canadese Calgary che attende il referendum popolare del 13 novembre e su Stoccolma che vive una situazione di problemi a livello di governo. La short list sarà messa ai voti martedì prossimo in occasione della sessione Cio, il parlamento olimpico. La ratifica appare scontata».

Euforia in partenza che bisognerà mantenere fino all’arrivo: la sessione del Cio di settembre 2019 quando verrà effettuata la scelta. Quasi sicuramente non si farà più a Milano visto che il Comitato internazionale ha ribadito che non può essere effettuato in una città che è anche candidata. Entro l’11 gennaio bisognerà presentare il piano dettagliato con tanto di cifre sulla copertura dell’evento. Il Governo ha ribadito il suo no al finanziamento, almeno fino all’assegnazione. Lombardia e Veneto sperano in un ripensamento, «Ha da passa’ ‘a nuttata», scherza il governatore Zaia. «E’ importante che in questa fase supporti la candidatura», il pressing di Samaranch jr. «Potrebbero esserci cambiamenti» dice sibillino, Malagò. Intanto è già stato messo a punto un piano molto dettagliato per coprire i 370 milioni di garanzia. Una garanzia che non sarà una fideiussione ma piuttosto un impegno politico. Una sorta di affidavit. Le spese operative saranno interamente coperte dalle principali fonti di ricavo, a partire dal contributo del Cio, per passare poi alle sponsorizzazioni private, i biglietti, il merchandising e le vendite delle licenze di utilizzo del marchio. Milano e Cortina sono d’accordo praticamente su tutto (saranno coinvolte anche la Valtellina e la Val di Fiemme). Bisogna solo mettere nero su bianco. Nessuna rivelazione sul dossier per non dare vantaggi alle avversarie. Di sicuro la cerimonia d’apertura sarà a Milano (un villaggio sarà costruito anche a Livigno), lo sci sarà tutto a Cortina, una mediazione per avere anche il curling. 
 
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