Crespo lancia Immobile: «Ciro può essere il mio erede»

Crespo lancia Immobile: «Ciro può essere il mio erede»
di Gabriele De Bari
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 15:10
E' stato l'ultimo a vincere la classifica dei marcatori con la Lazio, uno degli attaccanti più prolifici e forti degli ultimi 20 anni. Hernan Crespo ha vestito le maglie di Parma, Lazio, Inter, Milan. Oltre al titolo dei cannonieri l'argentino detiene il record di calciatore più pagato nella storia del club biancoceleste: 110 miliardi di lire, la cifra di Cragnotti sborsò a Tanzi per portarlo a Roma.
«Ricordo, la somma diede all'operazione di mercato un'eco mondiale. Al primo anno da laziale realizzai ventisei reti in campionato. Credo di aver ripagato la fiducia e le aspettative, purtroppo non riuscimmo a bissare lo scudetto ma ci andammo vicini».
Higuain è arrivato a 90 milioni... Gli argentini sono attaccanti per vocazione.
«Una somma folle per un calciatore, seppur molto forte, che soltanto pochi club possono permettersi. I goleador costano tanto e chi vuole vincere non bada a spese».
Higuain, Aguero, Tevez, Icardi, senza parlare di Messi che segna più di tutti. Come mai in Argentina nascono tanti talenti in attacco?
«Credo sia un discorso sociale. Da noi c'è povertà e i ragazzini che sono costretti a giocare per strada hanno tanta fame di calcio e di arrivare lontano. La strada diventa una palestra per necessità e il pallone lo sfogo dei sogni».
Però, nonostante tantissimi talenti straordinari la Nazionale non vince.
«Questo è un altro discorso, che interessa la squadra».
Crespo, dopo un periodo da commentatore televisivo è tornato al campo, come mai?
«Vorrei provare a fare l'allenatore in grande. Dopo le sfortunate esperienze in serie B mi sono preso un periodo di sabbatico per studiare a fondo altre realtà calcistiche. Sono stato in Cina, Inghilterra, Francia, voglio allargare il mio bagaglio tecnico».
Proposte?
«Numerose ma poco serie. Mi piacerebbe lavorare per un progetto importante a medio tempo, non solo per l'ottenimento di risultati immediati. Però nel calcio nessuno ha la pazienza di aspettare».
A quale allenatore è rimasto maggiormente legato?
«Ad Ancelotti, che mi accolse al Parma e mi diede fiducia».
La partita che ricorda con più affetto?
«La finale Olimpica di Atlanta, vinta da capocannoniere».
E la delusione più profonda?
«La Champions persa con il Milan contro il Liverpool, nonostante due reti realizzate».
Lei detiene anche un altro record...
«L'aver segnato in tutte le finali alle quali, anche quelle che non ho vinto. Il calcio mi ha dato tanto, però anche io penso di aver fatto qualcosa d'importante».
Il gol da laziale che porta nel cuore?
«Quello contro il Real al Bernabeu. Perdemmo tre a due ma la squadra giocò una gara super».
Immobile potrebbe diventare suo erede tra i capocannonieri in biancoceleste?
«E' partito fortissimo, poi però si è bloccato. Gli auguro di riuscirci».
Gabriele De Bari
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