ROMA Ora il quarto posto se non è un miraggio, poco ci manca. Sette punti sono tanti, specie perché chi lo occupa si chiama Bologna, che splende di luce propria e lì, se non decide di suicidarsi, con ogni probabilità vi resterà. Applausi e complimenti. Il quinto c’è ancora e va difeso con le unghie, anche se la prospettiva non è buona. La Roma sfida un’Atalanta (e la Lazio che è a qquota 52) che, come lei, ha una partita da recuperare e che a differenza dei giallorossi, la giocherà a campionato finito, mentre la squadra di De Rossi si deve togliere il dente giovedì, a Udine, in campo per 18 minuti più recupero. E inoltre, sulla carta, la squadra di Gasperini ha un calendario migliore dei giallorossi. Diciamo, insomma, che la sconfitta con il Bologna (che conferma la difficoltà con le prime 4: 7 gare su 7 perse, 2 con Inter, Milan, Bologna e una con la Juve), apre scenari pericolosi, a partire già da Napoli, dove la Roma andrà senza Llorente, Paredes e probabilmente Lukaku. I primi due ammoniti (erano diffidati) ieri da Maresca, l’argentino, secondo noi, in maniera incomprensibile. Ma la Roma non perde con il Bologna per colpa dell’arbitro e magari la sconfitta non la farà arrivare quarta ma di sicuro la vedremo lottare fino alla fine per tenersi il quinto posto. La Roma cade-crolla sul più bello e lascia tre punti pesanti ai rivali bolognesi. Ma ripetiamo, non perde per colpa di Maresca, ma solo perché arriva seconda su tanti palloni, perché sbaglia di più sotto porta, perché non riesce a interrompere con continuità il palleggio elegante dei rossoblù. Che segnano tre reti su tre tiri nello specchio, mentre alla Roma per fare una rete ce ne vogliono cinque di conclusioni. Al di là dei numeri, che spiegano sempre il giusto ma non tutto, Motta ha potuto schierare una squadra più fresca, mentre la Roma, seppur con alcuni cambi rispetto al Milan (Cristante, Angeliño, Llorente, un po’ di Celik e un po’ di Abraham), è apparsa stanca e poco lucida, pagando caro ogni errore, in costruzione e ripartenza. Alla fine il successo dei bolognesi è meritato, perché ci hanno messo più qualità, trascinati da quel ragazzo col numero 9 sulle spalle, Zirkzee, anima di questo Bologna (che ha battuto la Roma anche all’andata, 2-0). L’olandese è attore protagonista, si prende la scena, segna il gol del raddoppio e non sbaglia un pallone. Ogni sua idea è un colpo al cuore per la Roma: esce dalla linea dei difensori, portando a spasso tutti.
LA RINCORSA SPEZZATA
La ripresa dispensa solo un po’ di illusioni. Posch salva sulla linea un tiro di ElSha, Paredes sfiora il gol con una bomba da fuori. La cavalcata verso la rimonta sembra accendersi con la rete di Azmoun, bravo a raccogliere un cross pennellato di Pellegrini: l’iraniano, che aveva sostituito Abraham, segna dopo tre conclusioni di fila, Skorupski ne respinge due e alla terza crolla. De Rossi oltre a lui manda dentro anche Spinazzola e Karsdorp (e poi Baldanzi e Costa), fuori oltre all’inglese anche Angeliño e Celik. Lo spartito è chiaro: la assedio, confuso a dire il vero, il Bologna riparte e fa male con Saelemaekers, che si invola in contropiede davanti a Svilar, battuto con un cucchiaio velenoso. La Roma protesta contro Maresca per un presunto fallo su Dybala prima dello scatto dell’attaccante belga. Ma l’arbitro (non certo per questo episodio) non era in giornata. Come, del resto, la Roma. Che ora deve evitare l’incubo di dover buttare via quando di buono, e bello, fatto vedere fin ora. Ventisei punti in dodici partite, comunque, non sono pochi. Il problema è capire quanti ne arriveranno da ora in poi e se basteranno.