Surf, Leonardo Fioravanti: «Da Cerveteri a Tokyo: sogno di essere il primo surfista italiano alle Olimpiadi»

Surf, Leonardo Fioravanti: «Da Cerveteri a Tokyo: sogno di essere il primo surfista italiano alle Olimpiadi»
di Salvatore Riggio
3 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Gennaio 2019, 14:43
Il sogno olimpico nel cassetto. Per arrivare a Tokyo 2020, però, Leonardo Fioravanti dovrà affrontare la seconda World Surf League della carriera. Il giovane surfista italiano è tornato tra i migliori del mondo dopo la prima volta con i big nel 2017. Nato a Cerveteri, vicino Roma, l'obiettivo è chiudere nella top ten mondiale, dopo le 11 tappe con i più grandi campioni della disciplina. «Ce la posso fare. Le onde dei circuiti sono le migliori, mi sento a mio agio. So che sarà difficile, ma se resto concentrato, tutto sarà fattibile», le sue parole nella sede milanese del suo sponsor, Red Bull.
Quali sono i suoi obiettivi del 2019?
«Vorrei chiudere tra i primi 10. So quanto sarà complicato perché magari mi capiterà, in un circuito, di uscire già al primo turno. Dovrò affrontare alti e bassi, penso sia una cosa normale in una stagione».
Cosa cambierà rispetto al 2017, anno del suo esordio nella World Surf League?
«Mi sento più pronto, fisicamente e mentalmente. Non posso sbagliare, ce la posso fare. Il sogno di tutti i surfisti è lasciare il segno a Billabong alle Hawaii, ultimo appuntamento del circuito con migliaia di persone a guardarti».
Chi è il suo idolo nel circuito? «Kelly Slater. È lui che ha reso il surf molto più professionale e conosciuto in tutto il mondo. È un mostro. Quest'anno sarà ancora tra i migliori del mondo a 47 anni. Se arrivi a questa età, vuol dire che sei un campione, un fuoriclasse. Credo che sarà la sua ultima stagione».
Lei è l'unico italiano nella World Surf League. Questa cosa la riempie di orgoglio? «Tantissimo. È straordinario vedere tante persone, anche straniere, fare il tifo per te. Sono fiero, inoltre, di portare il tricolore in giro per il mondo. Voglio dimostrare che anche un italiano può vincere nel surf».
Quale è il suo rapporto con i tifosi che la contattano sui social?
«Cerco di rispondere a tutti. È bello vedere che non sono solo surfisti. Ed è una bella soddisfazione capire che qualche bambino si avvicina al surf seguendo le mie imprese».
Tokyo 2020 è tra poco più di un anno.
«Mentirei se dicessi che non ci penso. Anzi, lo faccio spesso».
È un sogno?
«Spero si possa avverare. Prima bisogna qualificarsi. Ci saranno solo 20 posti. Non sarà facile. Proprio per questo voglio concentrarmi sul circuito perché solo così la qualificazione diventerà più agevole. Voglio provare l'orgoglio di rappresentare l'Italia in quel contesto».
Tornando alla World Surf League, sarà possibile vedere una tappa, prima o poi, in Italia?
«Sarà difficile, ma solo perché in Italia non è facile avere condizioni di vento sicuro per quattro giorni di fila».
Impossibile, allora.
«Può succedere con una delle gare del circuito di qualificazione, quelle che valgono 1000 punti. Per quello ho già preso contatti con gli organizzatori della World League. Stiamo ragionando sulla Sardegna. In calendario c'è sempre una gara in Israele. La tappa italiana potrebbe essere quella successiva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA