La rivoluzione in corso sta nel fatto che il nuoto sincronizzato, o artistico come lo chiamano adesso gli snob, è disciplina ritenuta femminile, moine e lustrini, sorriso obbligatorio e “bellezze al bagno”, come nei vecchi film di Esther Williams, icona del nuoto cinematografico. Il maschio, per partecipare, deve andare controcorrente e provare le sensazioni di esclusione che vivono le ragazze che vogliono praticare magari il rugby, o perfino il calcio nonostante la non lontana sbornia mondiale delle azzurre, già dimenticate.
LA PARITÀ
Ci vorrà una qualche norma per tutelare la parità dei sessi nel sincronizzato e c’è già chi studia delle quote azzurre che obblighino le squadre ad un numero minimo di maschi in acqua: sarà uno spettacolo, perché le poche prove di coppia hanno già indicato frontiere più avanzate per questo sport, specie quando in acqua è il nostro campione, Giorgio Minisini, che trascina la rivoluzione: il “sincronetto”, da non confondere con il “sirenetto”, che naviga fra il tronista e il bullizzato, pratica il suo sport senza imitare la compagna ma proprio facendo coppia tradizionale. E’ già avvenuto, tanto tempo fa, nel balletto classico quando Nureyev danzava da uomo i gesti delle étoiles del Bolshoi o del Kirov, poi venne Roberto Bolle.
Così “i magnifici 7” (il numero dei partecipanti era in continuo crescendo in giro per le piscine pre-lockdown) non sembrano destinati a cose tipo il film francese di buon successo “7 uomini a mollo” e il nuoto sincronizzato fu praticato e raccontato per primo da un uomo. E che uomo! Era Benjamin Franklyn, l’inventore fra l’altro del parafulmine, che si esibì sul Tamigi, fra Chelsea e il ponte dei Blackfriars, nel cuore di Londra, e poi dedicò all’evento pagine della propria autobiografia.
BILLY MAY
Però, nel tempo delle Esther Williams, gli uomini si avvicinavano al nuoto sincronizzato solo per guardare: Bill May, americano, vinceva le gare negli States ma a livello internazionale lo tenevano a bordo vasca. «E’ una cosa da donne» dicevano i padroni del vapore, facendo sponda ai bulli che etichettavano di “scarsa virilità” i pochissimi avventurosi. Ce n’è ancora di questi bulli, ma tessero attenti: i “sincronetti” si sottopongono ad allenamenti massacranti che ne sviluppano muscoli e potenza, ed alcuni di loro alternano al barracuda, gesto tecnico, i colpi dello judo o del taekwondo. Comunque di arti marziali. Lo disse una volta Giorgio Minisini, il romano campione dalle molte medaglie mondiali ed europee.
L’Olimpiade gli è ancora proibita ed è quello il bersaglio della rivoluzione. Il Comitato Internazionale Olimpico punta molto sui gusti dei giovani, fino a prospettare pure l’ingresso ai Giochi degli E-sports, come vengono ribattezzati a fini di digeribilità sportiva i videogiochi (sponsor no limits), e per tenere alta l’audience intanto propone continue novità che spingono lo sport misto, quello che una volta era solo dell’equitazione, della vela e del tennis. I “sincronetti” combattono a mano contraria, per la difesa delle pari opportunità del maschio: buon lavoro.
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