Otello: Monteverde con Dvořák fa ballare il conflitto tra sessi

L'Otello del Balletto di Roma
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Lunedì 29 Aprile 2019, 16:12
Una delle produzioni di maggiore successo del Balletto di Roma a firma di uno dei migliori autori italiani di danza contemporanea torna in scena nella versione originale della compagnia romana: "Otello" dal 30 aprile al 5 maggio al Teatro Quirino.

Nel 2019 Fabrizio Monteverde riallestisce per la compagnia del Balletto di Roma l’Otello su musiche di Antonin Dvořák. In questa versione, il coreografo rivisita il testo shakespeariano lavorando sugli snodi psicologici che determinano la dinamica dell’ambiguo e complesso intreccio tra i protagonisti Otello, Desdemona e Cassio. 

Nell’immaginario comune la figura di Otello è indissolubilmente legata alla gelosia, all’estremizzazione di un sentimento malsano, a quel tipo di gelosia che può culminare in tragedia.

A questa visione il coreografo Fabrizio Monteverde si accosta non solo rinunciando all’utilizzo del movente principale dell’azione, cioè la parola ma moltiplicando esponenzialmente l’azione stessa fino a far diventare il destino del singolo una pena generale. Come nella tragedia di William Shakespeare (1604), anche nella coreografia di Fabrizio Monteverde, è il personaggio di Iago ad insinuare il dubbio fatale del tradimento di Desdemona nei confronti del Moro e ad architettare la trama che condurrà quest’ultimo al folle atto finale.

L’andamento dell’azione nelle due opere resta invariato, se non per il fatto che Monteverde mette in scena tramite una danza stilisticamente riconoscibile ciò che il drammaturgo inglese ha raccontato con le parole. Attraverso la musica di Antonín Dvořák, Fabrizio Monteverde scava nella psicologia dei personaggi shakespeariani e fa dirigere l’azione, oltre che al sentimento principale della gelosia, alle peculiarità singole che ricava da quegli stessi personaggi.

In questo modo, Desdemona si carica di quel potere seduttivo che nell’opera originale rimane presente esclusivamente nelle parole di Iago e lo stesso scenario, realizzato sempre dal coreografo, cambia connotazioni e ruolo: non si sa più se la scena si svolga a Venezia o sul litorale dell’isola di Cipro, i personaggi di Monteverde sono trasportati in un ‘altrove’ in cui ognuno può essere ‘chiunque’ e dove, soprattutto, il ‘diverso’ non esiste. Così Otello perde, oltre che la parola, anche una delle connotazioni che lo caratterizzano maggiormente: il suo destino non è più solo il suo, ma coinvolge le coppie presenti sulla scena, attraverso l’uso frequente del canone nel quale il male, seppur in maniera slittata, colpisce tutti.

Il tema dello straniero lascia posto ad una violenza generale che pone l’accento sulle dinamiche relazionali dello scontro e del confronto fra uomo e donna, una riflessione sul perenne conflitto dei sessi nel quale, in questo caso, la donna resta sempre succube.
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