"Occidente": al Teatro Rifredi la grottesca danza macabra di una coppia mostruosa e comica

La pièce è in scena in prima nazionale a Firenze

"Occidente": al Teatro Rifredi prima nazionale di una grottesca danza macabra di una coppia mostruosa e comica
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Martedì 14 Novembre 2023, 16:26

Debutta in prima nazionale dal 15 al 19 novembre, e apre la stagione 2023/2024 del Teatro Rifredi di Firenze, "Occidente" del francese Rémi De Vos, con Ciro Masella e Leonarda Saffi diretti da Angelo Savelli, e la produzione del Teatro della Toscana.

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Lo spettacolo 

In scena un uomo e una donna annientati dalla mancanza di desiderio, sullo sfondo di una società multirazziale, razzista ed edonista, narcotizzata dalla televisione.
Tradotto e rappresentate in quindici Paesi, De Vos è considerato uno dei più interessanti autori della nuova drammaturgia europea: è uno dei rari drammaturghi a essersi interessato, con pertinenza ed esperienza diretta, al mondo del lavoro, del precariato, della disoccupazione e, con spietato cinismo, a quelli della xenofobia e della crisi della cosiddetta famiglia tradizionale, come in Alpenstock e Tre rotture presentati al Teatro di Rifredi nelle scorse stagioni.
Il suo teatro è in presa diretta con la realtà sociale e politica che però viene da lui passata al setaccio dell’umorismo, del comico, dell’assurdo.

Così, l’Occidente di cui si parla è la terra dove tramonta il sole, ma anche quella parte della nostra civiltà dove anche la passione e i valori umani declinano nella notte. I protagonisti di questa “farsa tragica” si esprimono in un linguaggio tossico, mediato dalle risse televisive. Ma le parole scritte non sono che una parte di ciò che deve essere detto. Sta a noi costruire il resto.

Da lettura scenica a prima nazionale 


Presentato al Teatro di Rifredi tre anni fa come lettura scenica, diventa adesso spettacolo in prima nazionale dal 15 al 19 novembre il paradossale testo di Rémi De Vos Occidente, che vede come protagonisti Ciro Masella, già interprete al Rifredi dell’altro testo di De Vos, Alpenstock, e Leonarda Saffi, una delle tre attrici di Misericordia di Emma Dante. La traduzione del testo e la regia sono di Angelo Savelli. Le video scenografie sono di Giuseppe Ragazzini, le musiche di Federico Ciompi, i costumi di Serena Sarti, le luci di Henry Banzi. Una produzione Teatro della Toscana.


Occidente è una pièce nera, una grottesca danza macabra che mette in scena una coppia mostruosa: Lui ogni sera beve e passa le serate in bar di infimo ordine con il suo amico Mohamed. Poi, ubriaco, torna a casa dove Lei lo aspetta. E ogni sera, Lui le propina il racconto della serata, ovvero le mediocri avventure dell’amico che si è fatto rompere la faccia da jugoslavi anche loro ubriachi. Ma a Lui non interessa né il contenuto, né la gravità dell’aneddoto, quello che vuole è riuscire a litigare con Lei, insultarla, dando il via a un rituale che, nella sua violenza e volgarità, porta in sé i segni estremi di una storia d’amore che non c’è più.


Occidente descrive una situazione forte fra due personaggi annientati dalla mancanza di desiderio, dal comportamento esacerbato, dal linguaggio virulento. Secondo De Vos la forma deve sublimare questo linguaggio in quanto le parole scritte non sono che una parte di ciò che deve essere detto. Sta a noi costruire il resto. L’Occidente di cui si parla è la terra dove tramonta il sole e dove anche la passione e i valori umani declinano nella notte.
Rémi De Vos, le cui opere sono tradotte e rappresentate in quindici nazioni, è considerato uno dei più interessanti autori della nuova drammaturgia europea: uno dei rari drammaturghi ad essersi interessato, con pertinenza ed esperienza diretta, al mondo del lavoro, del precariato, della disoccupazione. Il suo teatro è in presa diretta con la realtà sociale e politica che però viene da lui passata al setaccio dell’umorismo, del comico, dell’assurdo. Il comico è connaturato alla sua scrittura, trasgredisce la linea delle buone maniere, sbriciola i tabù del politicamente corretto, rivela l’assurdità delle convenzioni, dei discorsi dominanti o normativi.
Per lui «il comico è un mezzo per sbarazzarsi di qualcosa che non è affatto comico». L’originalità di De Vos consiste proprio in questo paradosso: sembra che non parli di nulla (caratteristica di tanti veri scrittori) e, invece, è molto profondo nel proporci temi come la prevaricazione maschile, la condizione femminile, l’omosessualità, la genitorialità; più sembra rinchiudersi tra quattro mura e più risulta universale; più sembra – attraverso una lingua lucida e controllata – volersi limitare a una radiografia oggettiva e impietosa dei comportamenti umani e più lascia trasparire la loro fragilità, la loro goffaggine e la loro infinita solitudine, nel declino dell’odierna società del benessere.

In italiano Rémi De Vos è stato tradotto da Angelo Savelli (Tre rotture, Occidente, Per tutta la vita ho fatto cose che non sapevo fare) e da Antonella Questa (Alpenstock e Finché morte non ci separi). Questi testi sono raccolti nel volume “Teatro” edito da Cue Press.

Note di regia

L’Occidente è un “uomo senza qualità”. (Musil). L’Occidente è una “donna seduta”. (Copi). L’Occidente è la “gente”. (Salvini)

 L’Occidente si annoia e allora beve. Se è una donna, restando a casa a stirare e cucinare. Se è un uomo andando al bar: al “Palace” dove ci sono i nuovi immigrati violenti, gli jugoslavi, o al “Flandre” dove ci sono i vecchi razzisti francesi del Fronte Nazionale. Lui va un po’ in uno e un po’ in un altro, accompagnato da Mohamed, l’amato e disprezzato amico arabo che sta, forse, per diventare il suo più subdolo nemico e rivale. Intanto lei lo aspetta a casa, perché, per qualche ragione misteriosa, ancora lo ama, ma non fino al punto di ridursi al sacco da pugni di un qualunquista ormai impotente che sta scivolando lentamente verso il peggior fascismo quotidiano. L’Occidente ha perso la parola, trasformando ogni dialogo in turpiloquio, in un incontro di pugilato, aspro, triviale, spesso violento, sempre inconcludente. L’Occidente si riempie la bocca di eccessi sessuali ma non sa più fare all’amore.

L’Occidente ama guardare la televisione: a lui piacciono i morti nei telefilm e nei telegiornali, a lei i programmi spazzatura fatti di risse ed ingiurie. Ambedue anelano ad entrare in quel circo televisivo che – credono – potrebbe cambiare la loro vita, ma che in realtà non è che un gioco di specchi che, come la ruota di un lunapark, gli ricicla in continuazione l’immagine della propria vacuità: un intrattenimento edonistico di cui loro sono al tempo stesso i protagonisti e le vittime.

L’Occidente è presuntuoso, perché presume di essere concluso, definitivo, perfetto; negando così secoli e secoli di sue trasformazioni e metamorfosi. L’Occidente è smarrito e incapace di gestire le sfide di un futuro multiculturale. L’Occidente è anche il drammaturgo francese Remi De Vos che ancora una volta mette in scena una coppia mostruosa e ridicola nella sua banalità, una divertente danza macabra, un grottesco vaudeville dove la risata arriva brutalmente, selvaggiamente, poi si gela nella gola e poi ritorna di nuovo, sempre più inquietante.

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