Morto Carlo Quartucci, regista e attore: oltre 50 anni di teatro nel segno della ricerca

Morto Carlo Quartucci, regista e attore: oltre 50 anni di teatro nel segno della ricerca
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Giovedì 2 Gennaio 2020, 17:30
E' morto nella notte tra il 30 e il 31 dicembre, a 81 anni, Carlo Quartucci, regista, attore e scenografo. Era ricoverato da circa un mese all’ospedale San Giovanni di Roma. I funerali si terranno domani a Roma, alle 12, nella chiesa della Natività, in via Gallia.

Carla Tatò, compagna di arte e di vita di Quartucci, ha scelto questo luogo perché nel 1959 Carlo vi debuttò con Aspettando Godot di Samuel Beckett. «In fondo ‒ amava ripetere Quartucci - non mi interessa definire cosa sia teatro. Mi interessa incontrare sguardi artistici che stravedono». Per cinquant’anni ha viaggiato nel teatro, senza mai definirlo ma interrogandone il senso e sperimentandone le forme, con un vitalità ludica e visionaria profondissima, una energia travolgente e instancabile. Siciliano, figlio d’arte, poi studente di architettura, amante di Van Gogh e Malevic, nel 1964, accanto ai primi compagni di viaggio Claudio Remondi, Rino Sudano, Leo de Berardinis, ha firmato la di un memorabile Aspettando Godot a Genova. Sono seguiti Cartoteca, Zip Lip Lap… (insieme a Giuliano Scabia e Lele Luzzati), alla Biennale di Venezia nel 1965, Majakovskij & compagni, quindi l’inizio della intensa collaborazione con Jannis Kounellis a partire dai Testimoni, e poi Lavoro teatrale (sempre alla Biennale nel 1969), quindi il lavoro in radio e in televisione negli anni Settanta, la collaborazione con Roberto Lerici, con Primo Levi, con Giulio Paolini. Carlo Quartucci ha attraversato intensamente gli anni di avvio del Nuovo teatro italiano, in una continua interrogazione sul suo significato, sperimentando forme e mettendo in discussione radicale ruoli, luoghi e l’intero apparato teatrale. Quando poi nel 1971 ha comprato un camion, lo ha dipinto di bianco e ha cominciato il suo percorso in giro per l’Italia, è iniziato un nuovo viaggio. Camion «carica» e «scarica teatro». L’azione poteva consistere nel trasloco di materiali, nel caricare e scaricare oggetti, persone, pezzi di teatro da una piazza all’altra delle periferie urbane o dei paesi di campagna: un barbiere, un attore, un teatro di pupazzi, Casa di bambola… Sul Camion dal 1973 c’era anche Carla Tatò.

E tantissimi altri artisti, compagni, amici, in giro per l’Italia, nelle periferie delle città, in un movimento perpetuo. A partire dagli anni Ottanta, il teatro di Carlo Quartucci e Carla Tatò è stato sempre più un teatro che si è realizzato come comunità di artisti, di persone, di spazi: a Genazzano nel 1981, il progetto «La Zattera di Babele» mette in dialogo per mille giorni famiglie di artisti, spazi, culture, linguaggi, pittori, artisti visivi, musicisti, scrittori, poeti, critici, direttori, curatori, cineasti: Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Roberto Lerici, Germano Celant, Rudi Fuchs, Daniel Buren, Henning Christiansen, Bob Ashley, Andres Neuman, Ritzaert ten Cate, Lawrence Wiener, Giovanna Marini, Luigi Cinque. Un teatro interdisciplinare, un teatro come laboratorio permanente. 
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