Immagine e movimento: Gergiev alla Scala con l'Orchestra del Mariinsky

Valery Gergiev, al Teatro La Scala lunedì 4 febbraio, alla guida dell'Orchestra del Teatro Mariinsky
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Giovedì 31 Gennaio 2019, 15:41
Lunedì 4 febbraio 2019 alle ore 20, Valery Gergiev, socio onorario della Filarmonica, torna alla Scala alla testa dell’Orchestra del Teatro Mariinsky, compagine ospite della stagione 2018-2019. Il direttore musicale del Teatro di San Pietroburgo dirige il suo ensemble in un programma che mette in relazione suono, immagine e movimento.

In apertura di concerto c’è il
Prélude à l'après-midi d'un faune di Debussy accostato alla Sinfonia n. 4 in la magg. Italiana, op. 90 di Mendelssohn. La seconda parte è dedicata all’esecuzione dei “Quadri da un’esposizione di Musorgskij nella trascrizione di Maurice Ravel. «Prolunga l’emozione dei miei versi e rende l’ambientazione con più passione ed efficacia di quanto non riuscirebbe a fare la pittura» ebbe a dire Stéphane Mallarmé della musica che Claude Debussy aveva ricavato nel 1894 dal suo poema per il balletto omonimo di Diaghilev.

Era la prova che la musica, attraverso il suo linguaggio, possedeva una forza icastica e una capacità di movimento dell’immagine. Anche la musica di Mendelssohn, folgorato nel suo viaggio in Italia una volta a contatto con la natura e le canzoni popolari, appare irradiata di luce mediterranea e animata da un’esuberante gioia di vivere: «la musica più gaia che io abbia composto» scrisse entusiasta.

Quanto ai 
Quadri da un’esposizione rappresentano forse il caso più singolare di rapporto tra musica e arte figurativa: trasformano in suono immagini che oggi sono in parte scomparse –i quadri dell’amico pittore e architetto Viktor Hartmann, cui venne dedicata postuma, nel 1874, una retrospettiva a cura dello studioso d’arte e di musica Vladimir Stasov–, lasciandone unicamente una traccia acustica e creando tra esse un percorso di visita personale.
Il risultato ulteriore dell’elegante trascrizione di Maurice Ravel è che il movimento ottenuto dalle immagini di Hartmann, per mezzo della realizzazione pianistica di Musorgskij, acquisisce una nuova spazialità grazie all’impiego della grande orchestra.
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