Gabriele Lavia: «La mia Salome posseduta dalla verità»

Salome, regia di Gabriele Lavia, al Comunale di Bologna fino al 20 febbraio
di Simona Antonucci
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Lunedì 18 Febbraio 2019, 22:42

Non si spoglia: brandisce le vesti come fossero coltelli. Non bacia la testa decapitata di Jochanaan: lei giace sul volto del Battista, in un’inquietante estasi. Danza, con i suoi veli, in un ballo di seduzione e “iniziazione”: segna il passo dall’innocenza alla perversione. «È la mia Salome, una fanciulla che in un mondo corrotto, con un Dio fallace, incontra una cellula di verità».
 

 


Gabriele Lavia dopo quasi dieci anni riporta sotto i riflettori l’eroina dell’atto unico di Oscar Wilde e dell’opera che Richard Strauss compose sul dramma dello scrittore irlandese. La corte esotica e licenziosa di Erode si rianima nel teatro Comunale di Bologna, che ospitò il debutto nel 2010, fino al 20 febbraio, con il maestro Juraj Valcuha su podio a dirigere l’Orchestra del lirico e il soprano lituano Ausrine Stundyte che canterà insieme con Tuomas Pursio nella parte del profeta Jochanaan, Doris Soffel come Erodiade e Ian Storey, Erode. Regia ripresa da Gianni Marras.

Il palco è squarciato. L’azione si svolge su un piano marmoreo rosso vermiglio, rosso sangue. Una luce lunare rende spettrale la sala del banchetto, e dilata i personaggi e le loro allucinazioni. Jochanaan sale dagli abissi, la gabbia che lo terrà rinchiuso e che conterrà la sua parola arriva dal cielo.

Chi è la sua Salome, che donna è?
«Una giovane donna che incontra il profondo. Lei, fanciulla tra i corrotti, sente una voce che arriva dalle viscere, qualcuno, Jochanaan, che le svela tutto il male che la circonda. È rapita dal mistero, sedotta. Se ne innamora e vuole possederlo, ma il mistero non si possiede. Ci si accanisce contro, lo taglia, per guardarci dentro, svelarne il contenuto. Ma gli uomini non possono nulla. E lei soccombe. La storia di Salome è la storia di una voce».

Un’innocente? Seduce Erode con la danza dei sette veli, balla sul sangue del suo spasimante morto? Come ha interpretato questa scena?
«Ricordiamoci che in un’opera lirica ci sono cantanti e non attrici. E lo spettacolo si fa con loro. E comunque, la danza dei sette veli è una delle scene che costruiscono l’intreccio. Niente di più. Sessualità malata? Lei accende di erotismo Erode per indurlo a tagliare la testa del Profeta? Mica stiamo raccontando la storia di Cappuccetto Rosso che uccide il Lupo! Mi interessa altro. Lei balla perché vuole avere accesso al mistero. La testa tagliata è la speranza di una rivelazione. I suoi veli sono lame. Non serve il nudo integrale. Serve invece suscitare la sensazione che Salome in quel momento sta diventando una donna. Ma non è ancora del tutto consapevole del suo erotismo. Si scoprirà il seno per compiacere Erode, ma si ritrarrà alle sue mani perché fino in fondo non si concede».

Lei ha eliminato anche il vassoio con la testa mozzata e il bacio “necrofilo”.
«Non se ne può più di quelle mossette pseudoerotiche di lei che bacia la bocca insanguinata di Jochanaan. Giochini sensuali che non aggiungono nulla. La mia è una testa che spacca il mondo. Un’altra cosa».

Sovrasta il palco, è la figura centrale.
«Certo. Non è stato facile realizzarla, ogni volta un’infinità di problemi tecnici, ma è un’idea in cui ho creduto fin dall’inizio. Il mondo si spacca per una nuova verità. Galileo ha frantumato la Terra, Newton... anche lui ha scosso l’Universo. Cristo ha fatto tremare chiunque. La testa del mio spettacolo è la verità che annienta tutto quello che c’era stato prima. Ed è proprio adagiandosi su quella testa che Salome emana una profonda sensualità».

Un allestimento abbastanza rispettoso, tradizionale. Non ha paura della parola tradizionale?
«La gente usa questa parola senza sapere che cosa vuol dire. Senza conoscenza non c’è neanche il disprezzo. Senza tradizione c’è soltanto l’ignoranza. Salome è un capolavoro assoluto, io le ho soltanto messo una mia maschera».

A Jochanaan che maschera ha messo?
«È antipatico, sì. È l’uomo che sta dietro l’angolo e ti si para davanti dicendoti cose che non vuoi sentire.
Come fa a essere simpatico? Lo spettro di Amleto era simpatico ad Amleto? Jochanaan vorresti evitarlo, ma ti attrae. A tutti noi è capitato di innamorarci di qualcuno che ci ha destabilizzato, di una testa che ha spaccato il mondo». 

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