Albertazzi al Ghione nei panni di Shylock nel Mercante di Venezia

Giorgio Albertazzi
di Marica Stocchi
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Mercoledì 29 Gennaio 2014, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:05
​Giorgio Albertazzi protagonista, da domani e fino al 16 febbraio al Teatro Ghione, del Mercante di Venezia di Shakespeare nella messinscena di Giancarlo Marinelli.

«Il mio sedicesimo Shakespeare - dice l’attore fiorentino - senza contare i doppi o tripli allestimenti di ogni titolo, altrimenti saremmo oltre i trenta».

È la terza volta, infatti, che Albertazzi si ritrova a fare i conti con Il Mercante cui ha già preso parte anni fa, nel ruolo di Shylock, in un allestimento da lui stesso diretto. «Nessuno sa - continua - che ho partecipato anche ad una versione cinematografica francese (nel 1953 per la regia di Pierre Billon, n.d.r.).

In quell’occasione Shylock era Michel Simon, un grandissimo attore, ed io interpretavo il giovane Lorenzo». In scena accanto ad Albertazzi: Sergio Basile, Francesco Biscione, Stefania Masala, Francesco Maccarinelli, Ivana Lotito, Cristina Chinaglia, Mario Scerbo, Vanina Marini, Diego Maiello, Alice Massei e Sofia Vigliar.

Si può dire che Shakespeare sia il suo più grande amore?

«Si può dire che solo Dante resiste alla grandezza di Shakespeare. E tra tutti i titoli shakespeariani quello con cui ancora non ho chiuso i conti, e forse non li chiuderò mai, è Amleto. Nonostante io l’abbia interpretato a Londra, con la regia di Franco Zeffirelli, sul palcoscenico dell’Old Vic diretto da Lawrence Olivier, nel quadricentenario della nascita di Shakespeare, continuo a mormorarlo, dirlo e ridirlo, pensarlo, ogni volta che posso».

Quali sono, invece, i suoi rapporti con Il Mercante?

«Da autore l’ho tradotto e adattato, ambientandolo durante il carnevale di Venezia. È un testo che mi piace, mi diverte, perché è soprattutto una storia di amori mancati. Tutti gli amori raccontati nel Mercantefiniscono. Il tradimento che subisce Shylock da sua figlia Jessica, che lo abbandona per fuggire con un cristiano, è il più doloroso. L’immagine di una ragazzina innamorata che corre per le calli di Venezia perdendo monete d’oro è sublime. A questo proposito ho impressa nella memoria una scena del Mercantedel grande Memo Benassi alla Pergola di Firenze. Quando si accorge che sua figlia è fuggita, Shylock la chiama e Benassi ripeteva “Jessica, Jessica” almeno quindici volte, facendone una sinfonia. Indimenticabile».

Come ha lavorato con Marinelli?

«Molto, molto bene. Giancarlo ha selezionato un ottimo cast. Io, che sono abituato ad entrare in scena e parlare per due ore e mezza, in questo spettacolo ho la sensazione di fare pochissimo. E quando non sono sul palco osservo gli altri e penso, penso... Penso soprattutto a quanto sia difficile fare l’attore. È paragonabile forse alla corsa in atletica. Non hai attrezzi, aste, strumenti da usare, a cui appoggiarti per gareggiare. Hai solo te stesso. E devi cercare il silenzio. È, come scrive Charles Baudelaire, mon coeur mis à nu (il mio cuore messo a nudo, n.d.r.)».
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