Al Maggio musicale, il dramma della gelosia nel verismo e ai tempi dei social

Noi, due, quattro, opera lirica contemporanea di Riccardo Panfili
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Giovedì 12 Settembre 2019, 20:03
Da una parte un’opera contemporanea, di nuova composizione, commissionata dal Teatro del Maggio e messa in scena in prima rappresentazione assoluta, dall’altro l’opera manifesto del verismo musicale, tra le più conosciute al mondo.

Il filo rosso che lega
Noi, due, quattro di Riccardo Panfili e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo è la trama sottile ma inesorabile tessuta dalla gelosia, un sentimento che ritorna prepotente in entrambe le messinscene, ispirate ambedue a fatti di cronaca realmente accaduti.

E se quella di
Noi, due, quattro è una gelosia 3.0, consumata tra le pagine di internet, la gelosia di Pagliacci è la gelosia atavica della Calabria della seconda metà del XIX secolo. L’appuntamento con il dittico è fissato per venerdì 13 settembre alle 20 (altre recite 20 e 25 settembre ore 20; 22 settembre ore 15:30).

Noi, due, quattro è l’opera inedita commissionata dal Teatro del Maggio, a Elisa Fuksas - al suo esordio nel mondo della lirica - che firma la regia e il libretto e andrà in scena in prima rappresentazione assoluta sul palcoscenico fiorentino. Musicata dal compositore Riccardo Panfili e col maestro Valerio Galli a dirigere l’Orchestra e il coro del Maggio (interpreti principali: Paolo Antognetti, Federica Giansanti), l’opera – contemporanea nei contenuti oltre che nella partitura – è una storia di amore e tradimento ai tempi dei social e prende ispirazione da una storia realmente accaduta. 

La seconda parte del dittico vede in scena
Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, grande classico della lirica che, in questo nuovo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino in coproduzione col Teatro Carlo Felice di Genova, vede alla regia i siciliani Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi (che nella scorsa stagione avevano già curato la regia di Cavalleria Rusticana) e sul podio il maestro Valerio Galli (interpreti principali: Valeria Sepe, Angelo Villari, Devid Cecconi).

Il libretto, approntato dallo stesso Leoncavallo, fu tratto da un argomento di cronaca nera, un delitto passionale realmente accaduto a Montalto Uffugo, paese della Calabria dove viveva il compositore da giovane.
Rappresentata al Teatro Dal Verme di Milano il 21 maggio 1892, sotto la bacchetta di Arturo Toscanini, l’opera raggiunse fama internazionale in brevissimo tempo. 
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