Un aspetto inesplorato di Bach?
«La sua umanità divertita».
Dove, come?
«Nelle Variazioni Goldberg inserisce due brani popolari e scherza su crauti e rape».
Un umorismo inaspettato?
«Era un uomo severo. Luterano. Ma nelle Cantate profane si occupa di vino e caffé».
Che cosa racconterà dei figli?
«Grandi musicisti, poco eseguiti. È grazie al più grande, Carl Philip Emanuel, che ci sono rimaste molte composizioni».
E della danza?
«Una vera passione per la quale ha composto per liuto e clavicembalo, ma anche per orchestra».
Il suo confronto con Italia e Francia?
«Fu un compositore “globalizzato”. Sintetizzava culture diverse che recuperava e trasfigurava».
La sua eredità?
«Diffusa. Proporremo un brano di Franck e uno di Heitor Villa-Lobos: una “Bachiana brasileira”».
Torniamo al vino: che cosa offrirebbe ascoltando Bach?
«Tedesco, bianco, di un vitigno nobile: Riesling».
Lei tiene lezioni per platee diverse: una domanda che ricorda?
«Dopo una lezione sulla musica da camera per una scuola. Si alza uno studente: che cos’è la musica da camera?».
E dal pubblico ha imparato qualcosa?
«Molto.
Io parlo a braccio, colgo l’energia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA