“Giapponizzati” al Castello di Santa Severa: prorogata la mostra dei kimono antichi e moderni

“Giapponizzati” al Castello di Santa Severa: prorogata la mostra dei kimono antichi e moderni
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Giovedì 11 Gennaio 2018, 16:14 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 17:52
Ancora un mese di kimono sul mare. Dopo il grande successo avuto nel periodo delle feste, la mostra “Giapponizzati. Racconti di un viaggio di moda” al Castello di Santa Severa sarà prorogata fino al 15 febbraio. L'esposizione curata da Stefano Dominella e voluta dalla Regione Lazio in collaborazione con LazioCrea, affronta il tema dell’influenza che la cultura giapponese ha avuto sulla moda italiana, narrando il fenomeno del giapponismo, che nei primi anni del ‘900 cambiò drasticamente la moda femminile, e i fenomeni socio-economici, politici e di costume che ne sono derivati.

Punto di partenza è il viaggio di Hasekura Tsunenaga, primo samurai-ambasciatore giapponese, figura emblematica e vassallo convertito al cristianesimo che nel 1615 arrivò in Italia indossando sontuosi drappi indiani e cappelli
alla romana”. L’ambasciatore fu ospitato proprio nel Castello di Santa Severa, a poca distanza dal porto romano di Civitavecchia, importante teatro di scambi culturali. Tsunenaga, partito da Ishinomaki in Giappone, fu mandato in spedizione a Roma per incontrare Papa Paolo V. Questo viaggio rappresenta l’unica risposta diplomatica e politica negli anni delle grandi navigazioni, dell’Asia Orientale all’Occidente. I rapporti diplomatici tra Italia e Giappone, sorti per necessità di carattere commerciale, continuarono poi positivamente nei decenni successivi. 

Nelle sale del Castello sono in mostra capi creati da famosi stilisti, designer emergenti, sarti e ospiti internazionali che hanno interpretato in vario modo il tema del giapponismo.
Allestiti come opere d’arte sono esposti antichi kimono giapponesi, obi e hakama, provenienti da importanti collezioni private. Tra le creazioni moderne presenti quelle di Antonio Marras, Gattinoni, Comme des Garçons, Maurizio Galante, Issey Miyake, Yohji Yamamoto. In mostra anche i costumi provenienti dagli archivi storici del Teatro dell’Opera di Roma.


 
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