«Hemingway stirpe dannata, tra suicidi, morti misteriose e vite tormentate»

​John Patrick Hemingway
di Riccardo De Palo
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Venerdì 16 Maggio 2014, 17:58 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 15:48
​John Patrick Hemingway ha ereditato dal nonno la forma sporgente del mento, il disegno degli occhi; ma per sua fortuna, non la tendenza alla depressione, il disturbo bipolare. Si racconta - e lui conferma - che quando nacque suo padre Gregory, l’autore di Fiesta si aspettasse una femmina, e questo spiegherebbe la sua vita tormentata, la mania di vestire da donna. Di passaggio in Italia per partecipare, da giovedì prossimo, al decimo Festival internazionale della Storia di Gorizia, dove parlerà delle imprese eroiche del padre, l’erede del grande scrittore si confessa. «Ho soggiornato a lungo in Italia in passato e si direbbe che sono arrivato qui per sfuggire a una sorta di maledizione degli Hemingway. Mio nonno si uccise quando io avevo dieci mesi. Il mio bisnonno fece la stessa fine. Così come mia cugina, la bellissima Margaux. Ma non si tratta (sorride sorseggiando un bicchiere di vino in piazza del Pantheon) certo di malocchio, anche se sto pensando di farmi benedire da papa Francesco...».

È stato per questo che ha scritto un libro di memorie?

«Sì, all’inizio sono venuto a vivere in Italia per insegnare inglese, perché così nessuno avrebbe più ricordato chi ero. Non ci sarebbe stato chi avrebbe parlato del nonno. Anche gli italiani, come noi americani, sono curiosi, ma in maniera diversa. Mostrano più rispetto. Ora vivo a Montreal, ma ho un bel ricordo dei miei anni milanesi. Sono anche diventato tifoso milanista, andavo allo stadio a vedere Gullitt e Van Basten...»

E a Milano ebbe la notizia della morte di suo padre. Aveva cambiato sesso ed era detenuto in un carcere femminile.

«Esatto. Ero fuggito dall’America ma ancora non avevo capito che ci si porta tutto dentro e che, prima o poi, bisogna confrontarsi con la propria storia. Volevo capire chi fosse veramente Gregory. Per molto tempo ho aspettato. In un romanzo non avrei potuto dire tutta la verità. Poi mio padre è morto e mi hanno incoraggiato a scrivere...»

Così è nato il libro di memorie “Strange Tribe”, una strana tribù, non ancora pubblicato in italiano.

«Sì, la mia ex moglie mi incoraggiava a leggere, soprattutto dopo Il giardino dell’Eden (libro postumo di Ernest), che ha cambiato completamente il modo di vedere mio nonno. Non solo un cacciatore, un macho, ma anche una persona più complessa, con più facce».

Cosa ha scoperto?

«Ci sono dei racconti come A Sea Change in cui una coppia di giovani molto abbronzati stanno per separarsi perché lei vuole un rapporto lesbico... In A Simple Inquiry, ambientato in Alto Adige durante la Grande Guerra, un soldato (anche lui molto abbronzato e chiaramente gay) viene interrogato dal maggiore, che gli chiede: ma lei veramente ama questa fidanzata? Non ho ricordi diretti, mi sono basato su racconti, su lettere... Scriveva, mio nonno, che se il generale Custer aveva i capelli biondi, anche a lui avrebbe dovuto essere permesso. Ma in realtà si tingeva i capelli per sembrare una delle amanti di sua moglie».

Quindi non proprio un macho...

«Il libro è il mio sforzo di comprendere tutti questi casi di disturbo bipolare in famiglia, evidentemente con cause genetiche. Ma volevo anche perdonare, perché altrimenti non si va avanti. Non ho eliminato il mio dolore, ma scrivere è stato catartico. Questo libro potrebbe aiutare altri con gli stessi problemi. Tante persone mi hanno detto: anche io sono bipolare».

Lei ha ereditato da suo nonno la passione per la pesca.

«Sono cresciuto a Miami e questo non era solo un hobby di Ernest ma anche di mio padre. Andavamo in idrovolante sulla costa, per poter pescare tonni e marlin, nell’isola di Bimini. Una volta Gregory ha pescato un tonno di 350 chili e ci sono volute otto ore per trascinarlo a bordo, mentre Norman Mailer, ubriaco fradicio, continuava a ripetergli: non lo prenderai mai...»
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