E tuttavia Mirko Capozzoli in “Gian Maria Volonté” riesce a ricomporre un puzzle che ci restituisce un interprete straordinario, in fondo poco celebrato rispetto ai meriti, e che rigorosamente ci lascia un lavoro in divenire come fosse necessario chiedere di più, magari un altro libro altrettanto interessante. Il volume - pubblicato da add editore (331 pp, 19 euro) - porta alla conoscenza di documenti privati e testimonianze inedite e poi una lettera della figlia Giovanna - bella e dolorosa -, e le interviste a tre donne cardine della sua esistenza: Armenia Balducci, Carla Gravina (mamma di Giovanna) e Tiziana Mischi.
L'autore sembra fare una scelta storiografica: un racconto preciso, documentato, mai agiografico, esaltatorio o consolatorio.
Al contrario sono proprio gli accadimenti storici - il padre e il fratello fascisti, la povertà, la scarsa istruzione formale a fronte di una profonda cultura, il successo prima a teatro e poi al cinema di cui è stato uno dei più grandi attori di sempre anche a livello mondiale - a fare emergere tutte le qualità esistenziali e artistiche di Volonté.
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