Lucarelli,
Sos scrittura

Lo scrittore Carlo Lucarelli
di Leonardo Jattarelli
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Venerdì 5 Settembre 2014, 15:30
Margaret Atwood nel 2010 mise gi addirittura un decalogo sul suo blog, tema: il blocco dello scrittore. Provare di tutto, ma non arrendersi: «Uscite a fare una passeggiata, fate il bucato, o mettetevi a stirare, o piantate dei chiodi. Andate a fare una nuotata in piscina, praticate uno sport, al limite fate una bella doccia, o un bel bagno. Mangiate del cioccolato, non troppo, deve essere scuro» e via elencando. Qualcuno gli rispose che, se esiste un blocco, beh non è necessario forzare, forse si evita l’ennesimo cattivo scrittore.

Al Festivaletteratura di Mantova il tema è diventato spunto per un incontro che si terrà oggi alle 21 alla Tenda Sordello, promosso dallo scrittore Carlo Lucarelli con la sua “Bottega Finzioni” di Bologna insieme con Michele Cogo, Beatrice Renzi e Giampiero Rigosi. A parlare di quello che loro ribattezzano “crampo dello scrittore” insieme a Francesco Piccolo e Pino Cacucci non solo esperti, narratori, blogger, giornalisti, ma anche giovani o meno giovani writer in crisi che potranno avvalersi gratuitamente dei consigli di un “Pronto soccorso narrativo” dalle 15 alle 19 al Caffè Borsa-Antoniazzi. Vi siete incagliati? Dovete proseguire un racconto e non sapete come andare avanti? Tranquilli, Lucarelli & Co. sapranno darvi consigli.

«È una questione fisiologica» ci spiega l’autore noir che dopo l’uscita del suo ultimo “Albergo Italia” (ora ne sta scrivendo il seguito mentre prepara un nuovo romanzo sulla saga del suo commissario De Luca): «Concordo con Scerbanenco quando dice che “per scrivere bisogna avere voglia di farlo” ma certe volte, è vero, non basta. La crisi è dietro l’angolo e occorre saperne riconoscere i sintomi, come per l’influenza». La metodicità, insegnava Moravia, potrebbe essere una buona medicina? «Scrivere è un lavoro molto difficile e non esiste un luogo deputato, un ufficio o altro. Perché lo scrittore deve avere sempre qualche altra cosa da fare, la regola ognuno se la costruisce su misura. Io, ad esempio, non ne ho». Neanche abbozza una struttura del racconto? «All’inizio pensavo di avere in mente una costruzione - ci dice ancora Lucarelli - ma poi ho capito che la cosa migliore da fare era quella di prendere i miei personaggi, buttarli nella mischia e vedere come se la cavavano, pagina dopo pagina».

I grandi

Il “crampo” ha colpito quasi tutti i più grandi, da Hemingway a Marquez a Scott Fitzgerald ad Amos Oz che una volta ha detto: «Provavo una certa invidia verso mio padre. Diversamente da quanto succede a me, non si trovava mai a fissare un unico foglio bianco e beffardo, piazzato al centro di un arido piano di lavoro come un cratere sulla superficie lunare. Soltanto il vuoto, la disperazione e tu». Lucarelli parla anche di una sorta di «selezione naturale. Il “crampo” a volte crea anche questo, uno spartiacque tra chi è in grado di arrivare fino alla vetta e chi invece si ferma a metà strada. Ciò non vuol dire che si debba interrompere la scalata». La rivoluzione del web ha dato vita a nuove forme di scrittura, esistono anche premi per racconti via sms o per poesie in forma di tweet. Un vantaggio o una stortura mentale per chi vuole iniziare a scrivere sul serio? «Si tratta soltanto di un altro modo di avvicinarsi al genere - sorride Lucarelli -. C’è stato un lungo periodo in cui la gente non scriveva affatto, dunque meglio chi mette un ”K” al posto del ”ch” che è comunque un nuovo linguaggio, piuttosto che l’immobilità. Paradossalmente, per chi inizia con un tweet, un sms già sarà un passo avanti e così la mail una sorta di mini racconto e magari si continua con una lettera e poi con un libro». L’importante è non autoflaggellarsi, come faceva il romantico Coleridge: «Un altro anno è passato senza che io abbia prodotto alcun frutto. Vergogna e dolore, non ho più scritto niente».

Maestri

L’assenza, oggi, di veri maestri, può generare un blocco di scrittura? «Ecco il punto dolente» risponde Carlo Lucarelli «siamo un po’ tutti orfani di insegnanti, di intellettuali. Dovremmo dare una maggiore importanza alla scuola e spingere i politici ad occuparsi di questo. In Italia si legge di meno? È vero, e anche ciò è un male, dunque bisogna iniettare maggiore fiducia in chi invece i libri li compra, aiutarli. Volumi meno cari e anche una televisione aperta alla creazione di programmi per gli appassionati della pagina scritta». E il futuro del noir sempre più legato alla cronaca, è in difficoltà? «Affatto. Leggo sempre libri migliori e non solo di questo genere. Sono ottimista. La cronaca? Anche Agatha Christie leggeva i giornali e poi inventava le sue storie. Non è cambiato nulla».

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