Sartori è morto nella sua casa romana tre giorni fa; ma soltanto oggi ne è stata data notizia, per sua espressa volontà. Una decisione che potrebbe sembrare bizzarra, in una persona comunque sempre fuori dagli schemi. Come politologo e come sociologo ha scritto di temi come l’immigrazione, l’ambiente, la sovrappopolazione. O di uno dei nosti vizi più diffusi, la televisione, come nel libro “Homo videns”. Erano celebri le sue battute fulminanti. Come quando disse di Berlusconi (a Porta a Porta) che “le azzecca. Perché le dice tutte, perciò a volte ci prende”. O quando descrisse il giovane Obama, studente alla Columbia: “Da giovane, da "più giovane", era un lavativo. Dai miei corsi, che erano corsi temuti, ha girato alla larga, non l'ho mai visto”.Sarebbe impossibile elencare tutti i suoi libri, molti dei quali con un taglio divulgativo, altri in inglese, lingua in cui scrisse nel 1976 quello che viene considerato il suo testo di riferimento, “Parties and Party System”. Un tema sviluppato anche in chiave italiana, con una serie di libri successivi. Di certo, con la sua scomparsa il mondo perde una grande autorità nel campo della teoria della democrazia e dei sistemi di partito, nel mondo accademico non solo italiano.
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