Esposto solo una volta tre anni fa nella retrospettiva del Guggenheim, «Grande Legno e Rosso» è rimasto così nelle mani della stessa famiglia che l'aveva comprato agli inizi degli anni Sessanta dalla Galleria La Tartaruga di Roma dove Burri lo aveva presentato al pubblico nel 1957 con opere di Afro, Capogrossi e Matta.
Oltre due metri di larghezza, l'opera evoca l'atmosfera dell'Europa devastata subito dopo il secondo conflitto mondiale. Burri, che si stava affermando tra Roma e New York, rappresentava una sfida sia all'esistenzialismo che all'espressionismo astratto, le due correnti artistiche in voga allora. In «Grande legno e rosso» fu forse la prima volta in cui l'artista, morto nel 1995 a Nizza, usò l'elemento incontrollabile del fuoco, anni prima della famosa serie dei «fire paintings» di Yves Klein, mentre l'uso del materiale anticipa di anni quello che avrebbero fatto gli artisti di Arte Povera.
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