Ostacoli burocratici, vuoti istituzionali, interferenze e cambiamenti nelle politiche culturali della Casa Bianca: la partecipazione degli Stati Uniti alla Biennale d'Arte di Venezia del 2026 appare incerta. A lanciare l’allarme, a poche ore dall’inaugurazione di Biennale Architettura (10 maggio/23 novembre), è il giornalista Nate Freeman che nel corso di un’inchiesta per “Vanity Fair” solleva numerosi dubbi. La preparazione del padiglione è infatti un’impresa che richiede un lungo periodo di pianificazione, e con solo un anno rimanente prima dell’apertura dell’edizione del 2026 (che si svolgerà da sabato 9 maggio a domenica 22 novembre e il titolo della sua mostra verrà annunciato il prossimo 20 maggio), le tempistiche sembrano più che mai critiche. Nel 2024 il Padiglione “The Space in Which to Place me” di Jeffrey Gibson con la collaborazione di Kathleen Ash-Milby ebbe un grande successo.
I GIARDINI DI VENEZIA
Ogni Paese che partecipa alla Biennale (nel 2026 la Mostra d'Arte sarà firmata da Koyo Kouoh, direttrice del Zeitz Museum of Contemporary Art Africa di Città del Capo, prima curatrice africana nella storia della Biennale) allestisce un padiglione nei Giardini di Venezia, scegliendo un artista che rappresenti la sua visione culturale per l’anno in corso.
IL BANDO
Secondo Kathleen Ash-Milby, curatrice d’arte nativa americana al Portland Art Museum e co-curatrice del padiglione Usa nel 2024, ha dichiarato che il processo di selezione potrebbe essere già «oltre il punto di non ritorno». L’apertura del bando, che dovrebbe iniziare con largo anticipo per raccogliere proposte, è stata ritardata. Se i vincitori non fossero annunciati entro i prossimi mesi, la tempistica non consentirebbe più di organizzare adeguatamente la mostra per la Biennale 2026. E mentre molti Paesi hanno già scelto gli artisti per il 2026, gli Stati Uniti sembrano ancora senza timoniere. E inoltre il bando di partecipazione è stato modificato: la selezione ora include un’enfasi sul “riflettere e promuovere i valori americani” e sulla “promozione di relazioni pacifiche tra gli Stati Uniti e le altre nazioni”. Come se non bastasse, il Dipartimento di Stato annuncia ispezioni in loco per monitorare chi riceverà i fondi. A complicare ulteriormente la situazione, scrive Francesca Aton sul sito ArtNews, la National Endowment for the Arts, l’agenzia che ha tradizionalmente supervisionato il processo, ha interrotto le sue attività, e la posizione di segretario aggiunto presso il Bureau of Educational and Cultural Affairs è attualmente vacante. Nonostante le difficoltà amministrative, i fondi governativi Usa destinati alla Biennale sono ancora disponibili grazie al bilancio del 2024 approvato dall’amministrazione Biden.
I PRECEDENTI
La partecipazione americana a Venezia è mancata solo in alcune edizioni storiche, come negli anni precedenti alla Seconda guerra mondiale, quando gli Usa avevano boicottato l'esposizione in segno di protesta contro il regime fascista, e durante il conflitto, nel 1942 e 1944, quando la Biennale fu annullata. Tuttavia, nel contesto odierno di instabilità politica e conflitti globali, altri Paesi stanno rivalutando la loro partecipazione: la Russia, ad esempio, non ha avuto un padiglione nelle ultime due edizioni a causa della guerra in Ucraina, e nel 2024 il padiglione di Israele è stato chiuso.