La lezione di cinema dell’attore e regista romano Valerio Mastandrea al teatro Petruzzelli di Bari nell’ultima giornata del Bif&st, il Bari International Film Festival, ha alternato momenti di riflessioni profonde ad ironia e aneddoti esilaranti. Il pubblico per più di un’ora ha riso e applaudito. Mastandrea spiega la sua evoluzione artistica e il passaggio alla regia «non a caso dopo essere diventato padre». «Fare gli attori è essere al centro dell’attenzione. Quando nella vita l’attenzione te la prende qualcun altro, - dice - vuoi essere attore in altro modo, assumendoti le responsabilità del racconto» e ammette che «rivedere un film dopo tanti anni è come un viaggio, perché ai film associ un percorso, un momento della vita. Poi lo rivedi e capisci cosa è cambiato da allora. In alcuni casi mi rivedo e mi disprezzo». Ironizza sul Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence che riceverà questa sera nel Petruzzelli, dicendo che «i premi, come quello di stasera, mi sembrano riconoscimenti alla carriera e poi è tutto finito», mentre «cerco di fuggire dalle sensazioni definitive, anche di gioia e di soddisfazione».
L’attore e regista romano rivela di usare molto se stesso nei personaggi e di essere «interessato al messaggio, a dire delle cose, poi il come dirle viene». Mastandrea ricorda l’esperienza della Scuola d’arte cinematografica di Roma Gian Maria Volonté, fondata nel 2011 con il regista Daniele Vicari e con altre personalità del cinema italiano, completamente pubblica e gratuita. «Lì si studia il cinema come fosse un mestiere normale, - spiega - lontano dal messaggio talent di oggi, e cioè diventare qualcuno prima di diventare qualcuno che ha da dire qualcosa». Nel cinema - dice Mastandrea - «comandano sempre le intenzioni, non gli esiti al botteghino».
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