Tre prove: due scritte e una orale. La maturità torna alla vecchia maniera ma non del tutto: la seconda prova scritta, infatti, non sarà nazionale ma verrà preparata dai singoli istituti. Vale a dire che gli argomenti inseriti nelle domande e le relative valutazioni non saranno uguali per tutti e così, per i presidi, il rischio sarà di avere poi valutazioni difformi da una scuola all’altra: «Potrebbero esserci forti differenze nei voti finali, in base al lavoro svolto in classe durante il periodo pandemico».
LA DATA CHIAVE
Meno di tre settimane e si parte: il 22 giugno, infatti, per i circa 500 mila studenti dell’ultimo anno di scuola superiore inizieranno gli esami di maturità. Una prova attesa soprattutto perché, dopo due anni di stop imposto dal Covid, all’esame di Stato tornano le prove scritte: il 22 giugno si parte con italiano e il giorno dopo, il 23, ci sarà la prova di indirizzo. Il primo scritto sarà deciso a livello nazionale: i maturandi potranno scegliere tra sette tracce per tre diverse tipologie quindi analisi e interpretazione del testo letterario, analisi e produzione di un testo argomentativo e riflessione su tematiche di attualità, per un massimo di 6 ore di tempo.
Il secondo scritto, cosiddetto di indirizzo, sarà invece diverso per ciascun corso di studi quindi, ad esempio, latino al classico e matematica allo scientifico.
Quindi ogni istituto avrà il suo esame, E così, inevitabilmente, ci saranno delle differenze, non solo nei quesiti proposti ma anche, poi, nei risultati: «Il rischio è di trovarci di fronte a forti differenze tra una scuola e l’altra – spiega Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi di Roma – la prova sarà diversificata: i contenuti dello scritto faranno riferimento ai programmi svolti in classe quindi se c’è stato un arretramento a causa del Covid, tra assenze e quarantene, l’esame scritto sarà rapportato a alle lezioni svolte. La prova nazionale viene studiata su livelli medi di preparazione, quella del singolo istituto non lo sarà. Anche i voti finali saranno condizionati dal Covid: la seconda prova scritta quest’anno ha un peso minore, proprio per questo motivo, quest’anno conta molto di più il percorso dello studente degli ultimi tre anni. Ma si tratta, comunque, degli stessi anni condizionati dalla pandemia e da una valutazione legata sempre a quanto si è riuscito a svolgere in classe. Questo è un problema serio perché molti di questi diplomati si sottoporranno al test di accesso delle Università che, giustamente, non hanno abbassato il livello delle prove di ingresso».
Il ministero dell’Istruzione ha dovuto ricalibrare il peso delle tre prove d’esame sul voto finale per andare incontro agli studenti dell’ultimo che, di fatto, vengono da tre anni di lezioni a singhiozzo. Per quest’anno, si è cercata una strada che tenesse conto delle difficoltà oggettive dei maturandi del 2022: innanzitutto è stato stabilito che il percorso dello studente, con i crediti degli ultimi tre anni, peserà fino a un massimo di 50 punti sul voto finale, rispetto ai 40 del 2019, e le prove d’esame avranno un peso diverso tra loro. Il colloquio avrà un peso massimo di 25 punti, lo scritto di italiano di 15 e la seconda prova di indirizzo 10. E’ questa la linea adottata dal ministero di viale Trastevere per reintrodurre il secondo scritto.
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