Scuola, niente maturità per chi ha 7 in condotta e bocciatura per chi devasta gli istituti. Le opposizioni: «C'è solo repressione»

La battaglia durante l’esame del ddl Valditara. Previsto oggi il primo sì

Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, durante il question time al Senato, Roma, 12 ottobre 2023. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
di Federico Sorrentino
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Martedì 16 Aprile 2024, 23:09 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 00:20

Polemiche tra maggioranza e opposizione sul Ddl Scuola approvato ieri in Senato. Il disegno di legge voluto dal ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, presente in Aula per la discussione generale, introduce cambiamenti significativi per quanto riguarda la valutazione degli studenti in relazione al comportamento avuto in classe durante l'anno. Il voto di condotta, in particolare, diventerà più influente e sarà considerato all'interno di tutto l'anno scolastico, e non più solo per quadrimestre come avviene oggi. Giro di vite anche sugli studenti che hanno 7 in condotta, per i quali scatterebbe la non ammissione alla maturità o all'anno successivo di corso.

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LE MOTIVAZIONI

Il governo, sull'onda di gravi episodi di violenza avvenuti l'anno scorso, vorrebbe chiudere la partita subito in modo che il testo diventi legge prima dell'inizio del prossimo anno scolastico, previsto a settembre.

Il voto del Senato – salvo incidenti dell'ultima ora – dovrebbe arrivare nella giornata di oggi ma le modifiche già non piacciono all'opposizione che accusa il governo di eccessivo rigore e autoritarismo: «Si vogliono riportare indietro le lancette della storia», tuonano Pd -Avs-M5S (per una volta unità).

Si sfidano quindi due modi diametralmente opposti di concepire la scuola. Da una parte c'è il governo, che vuole rafforzare il valore del comportamento studentesco e del voto di condotta anche attraverso attività di cittadinanza solidale. Dall'altra ci sono le opposizioni, per le quali manca l'attenzione verso lo sviluppo personale dello studente, «che non può avvenire tramite la punizione». Nel testo, i tre partiti dell'opposizione di centrosinistra, sottolineano quella che per loro è una visione classista della scuola che privilegia ordine e disciplina invece di formazione e inclusione.

Diverse sono le modifiche che verrebbero apportate, qualora il provvedimento passi definitivamente. Il ddl Valditara infatti prevede anche una stretta sui comportamenti violenti o aggressivi verso docenti, studenti e personale scolastico: una piaga che, come si è visto dai fatti di cronaca, colpisce da Nord a Sud, in diversi contesti scolastici. Da adesso in avanti si rischierà infatti la bocciatura con un 5 in condotta oppure – per gli studenti delle scuole superiori – con un 6 in educazione civica. Sono previste anche multe e sanzioni per chi danneggia gli istituti nel corso di manifestazioni e occupazioni. E, anche in quest'ambito, la casistica è piuttosto lunga: in diverse scuole, a Roma e non solo, i presidi sono stati costretti a fare conte dei danni per diverse migliaia di euro. E il risultato, spesso, è che alla fine non paga nessuno per la difficoltà di individuare con certezza gli autori degli atti di vandalismo.

La valutazione sulla condotta dovrà poi essere espressa con un giudizio sintetico nelle scuole elementari e con voti numerici nelle scuole medie, che influenzeranno sulla media complessiva. Revisioni pure sulle sospensioni: per quelle fino a due giorni, lo studente sarà invitato in attività di riflessione e approfondimento con un elaborato scritto conclusivo, per gli stop più prolungati sono previste invece attività di cittadinanza solidale.

LA BATTAGLIA IN AULA

Prima della discussione generale in Aula, le opposizioni hanno tenuto una conferenza stampa con Cecilia D'Elia (Pd), Luca Pirondini (M5s) e Peppe De Cristofaro (Avs), unite nel contestare l'abolizione del giudizio descrittivo per i bambini delle elementari a favore di un ritorno a quello sintetico, poiché meno in grado di descrivere i progressi fatti dall'alunno nel corso dell'anno. Per la dem, «ci si illude di risolvere la questione dell'autorevolezza con norme di ordine e disciplina, ma così si segna in modo profondo e in senso autoritario il mondo della scuola». De Cristofaro intravede nel ddl «la natura reazionaria del governo. Se la scuola torna ad essere una gerarchia classista invece di un luogo per il superamento delle diseguaglianze allora è un fatto politico». Per il governo, invece, si tratta di una semplificazione utile e necessaria, di fronte ad una serie di giudizi da parte dei prof spesso incomprensibili persino per le famiglie dell'alunno in questione.

Si scaglia contro l'assenza di una parte educativa e preventiva Pirondini: «Non a caso sono stati bocciati in Commissione gli emendamenti che introducevano lo psicologo o il sociologo nelle scuole». Di tutt'altra opinione la maggioranza. «Chi occupa e devasta la scuola merita 5 in condotta e bocciatura – ha detto in Aula la senatrice Giulia Cosenza (FdI) – e la famiglia deve rispondere dei danni. Paghiamo gli eccessi ideologici del '68, occorre quindi ridare valore al principio di autorità, altrimenti lo Stato finisce sotto la dittatura degli elementi eversivi”. Per Lavinia Mennuni (FdI) «bisogna lavorare e ripristinare all'istituzione scolastica il compito di educare, dando supporto agli insegnanti. Siamo di fronte a un'emergenza educativa».

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