La faccia da competizione funziona, migliora le prestazioni

La faccia da competizione funziona, migliora le prestazioni
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Lunedì 18 Novembre 2019, 18:04
La chiamano 'game face', faccia da gioco, quella che alcuni giocatori mostrano prima di un match sportivo. Un volto serio e concentrato per arrivare all'obiettivo, come quello diventato famoso (e che ha dato vita al alcuni meme) del nuotare Michael Phelps alle Olimpiadi di Rio 2016, prima della finale dei 200 metri stile farfalla. Ma aiuta davvero indossare la propria 'game face' per riuscire? La risposta è si, secondo uno studio dell'Università del Tennessee a Knoxville, pubblicata su Stress and Health.

 
«La faccia da gioco- spiega Matthew Richesin, autore principale della ricerca- potrebbe non solo migliorare le prestazioni in compiti cognitivi, ma anche portare a un migliore recupero dallo stress». I ricercatori hanno condotto due esperimenti, mostrando a chi vi ha preso parte immagini di atleti e altri personaggi pubblici con una 'game face' e chiedendo di mostrare «uno sguardo di intensa determinazione» durante l'esecuzione di compiti fisici e cognitivi.
In un primo test è stato chiesto ai 62 partecipanti di inserire la mano dominante in un contenitore con acqua ghiacciata, mentre a quelli inseriti nel gruppo di controllo non sono state date istruzioni specifiche.Sebbene non vi sia stato alcun impatto sulle prestazioni fisiche, i ricercatori hanno osservato che anche coloro a cui non era stato detto nel dettaglio come comportarsi hanno mostrato espressioni facciali simili.


«Le espressioni facciali- evidenzia Richesin- erano le stesse di quelle comunemente associate allo sforzo, al dolore e alla competizione». Nel secondo esperimento, i partecipanti sono stati incaricati di completare il più possibile un puzzle mandala in bianco e nero da 100 pezzi entro cinque minuti. In questo caso, il gruppo che ha sperimentato la 'faccia da gioco' è riuscito in media meglio del 20%, dimostrando al contempo un migliore recupero dello stress. Per il futuro gli studiosi intendono esplorare ulteriormente i benefici della 'game face'anche in contesti che non siano quelli sportivi.
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