Spesso, entrando in un pronto soccorso, si ha la sensazione di precipitare in un buco nero. Il rapporto presentato a fine giugno dal governatore Francesco Rocca, elaborato su dati del ministero della Sanità, mette in fila numeri sconfortanti: 9,4 ore l’attesa media di un paziente a livello nazionale nel 2022, con picchi di oltre 22 ore nel Lazio e 10,6 in Sicilia. In Lombardia, stima Euol, un paziente in codice bianco e verde attende anche 16 ore prima di una visita. Ma una corsia preferenziale, per chi se lo può permettere, esiste. Si chiama Ambulatorio ad accesso diretto, un pronto soccorso privato dove non vengono eseguite prestazioni d’urgenza bensì si curano traumi o guai di salute di lieve entità. Con cifre tra i 100 e i 200 euro c’è un medico a disposizione, senza bisogno di prenotazione né ricetta medica. E soprattutto senza fare la fila.
Avanguardie
Un modello diffuso in alcuni Paesi europei e una novità per l’Italia, dove ad aprire la strada sono state qualche anno fa Codice Verde a Milano e lo scorso maggio BresciaMed.
Pochi medici
Carrara, con i suoi colleghi, è in prima linea sul territorio. «Noi, nella pratica di tutti i giorni, vediamo pazienti che non riescono farsi visitare, che non hanno disponibilità economiche e quindi ricorrono al pronto soccorso. Oppure sono costretti ad andare a pagamento». La carenza dei medici, afferma, è la vera criticità: «Nella nostra provincia siamo tutti sopra il massimale di assistiti, i cittadini orfani di un medico di base sono almeno 30 mila, le ex guardie mediche hanno chiuso molte sedi per mancanza di personale». Secondo l’ultimo rapporto Agenas, in Italia dal 2019 al 2021 i dottori di famiglia sono diminuiti di 2.178 unità, Anaao Assomed stima che entro il 2024 ci saranno 40 mila professionisti in meno, nel 2022 il 50% dei contratti di medicina d’emergenza non è stato assegnato. Il Lazio fa leva sul rafforzamento dei pronto soccorso, con 800 nuovi contratti tra dottori e infermieri: le strutture private per visite immediate sono una realtà, ma la via privilegiata non è la creazione di strutture parallele alla convenzione pubblica. E i sindacati chiedono un piano straordinario di reclutamento nazionale. Come ribadisce il segretario regionale lombardo della Fp Cgil Catello Tramparulo: «I pronto soccorso devono restare pubblici. E funzionare. È un diritto che va garantito a tutti i cittadini».