La variante Omicron comporta un minor rischio di ricovero, di necessità di ricorso alla terapia intensiva e di morte rispetto alla variante Delta. Un'ulteriore conferma arriva da uno studio coordinato da ricercatori dell'University of California di Berkeley e pubblicato in pre-print su medRxiv e da un altro lavoro, coordinato da Christopher JL Murray, direttore di IHME (Institute for Health Metrics and Evaluation).
Il dottor Murray traccia uno scenario: «Ci saranno oltre 5 milioni di casi al giorno a livello globale, prevediamo che il numero di casi segnalati raggiungerà il massimo nel mese di gennaio».
Omicron, quanto uccide? Cosa sappiamo finora
Per quanto concerne lo studio dell'Università di Berkley, viene realizzato un confronto tra due gruppi di pazienti americani che si sono ammalati a dicembre con Omicron o Delta, dopo aver discriminato le varianti tramite una tecnica definita dropout del gene S. Complessivamente sono state analizzati i dati di 52.297 persone infettate con la variante Omicron e 16.982 con Delta. Sono stati ricoverati 235 pazienti con variante Omicron (0,5%) e 222 (1,3%) con variante Delta. Hanno avuto bisogno della terapia intensiva 7 pazienti che avevano contratto Omicron contro i 23 infettati da Delta; nessuno con Omicron ha avuto bisogno della ventilazione meccanica contro 11 ammalatisi con Delta; è stato registrato 1 morto nei pazienti Omicron e 14 in quelli Delta. Infine, la durata del ricovero è risultata 3,4 giorni più breve con Omicron.
Sulla base di questi dati i ricercatori hanno concluso che «le infezioni con variante Omicron sono state associate a riduzioni del 52%, 53%, 74% e 91% del rischio di qualsiasi successivo ricovero, ricovero con malattia sintomatica, ricovero in terapia intensiva e morte, rispetto alle infezioni della variante Delta». Cosa non meno importante, «le riduzioni della gravità della malattia associate alle infezioni da variante Omicron erano evidenti sia tra i pazienti vaccinati che in quelli non vaccinati e tra quelli con o senza una precedente infezione da SARS-CoV-2 documentata».
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