In Italia ci sono almeno 20mila tra medici e infermieri bloccati a casa con il Covid. Negli ospedali si stanno creando problemi seri per la garanzia dei servizi. Anche perché in parallelo stanno aumentando i ricoveri, con un segnale da non sottovalutare che riguarda i minori.
ASSEDIO
In corsia ci sono troppe caselle scoperte: questo significa essere costretti ad accorpare i reparti, ma anche a rinviare ciò che è differibile, come attività ambulatoriale e interventi chirurgici programmati. L'effetto del rallentamento sarà allungare le liste di attesa. Alcuni esempi, prendendo due grandi regioni: in Emilia-Romagna sono già più di 1.300 gli operatori sanitari fermati dal Covid («e il personale in servizio ormai è stremato» dicono i sindacati). Nel Lazio sono almeno 2.000.
D'altra parte la Omicron 5 sta diffondendosi assai rapidamente, anche ieri ci sono stati quasi 108mila casi, con un tasso di positività al 28 per cento.
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Come se ne esce? Spiega Migliore: «Chi come noi dirige aziende sanitarie e ospedali ha una doppia responsabilità: tutelare la salute dei pazienti e allo stesso tempo proteggere il personale. Per questo continuiamo a svolgere verifiche costanti, con i tamponi, tra i dipendenti. Con una così alta circolazione del virus, ovviamente si trovano molti positivi. Ma questo succede anche in altri servizi di primaria importanza, va detto. Di fronte alla carenza di personale, rispondiamo rispettando una gerarchia delle prestazioni». Significa che si garantisce l'emergenza-urgenza, si rinvia ciò ce non è essenziale, come l'attività ambulatoriale e gli interventi di elezione. La speranza di recuperare le posizioni perdute sul fronte delle liste di attesa svanisce.
PRONTO SOCCORSO
Anche i pronto soccorso sono in enorme affanno. Se fino a qualche tempo fa i positivi tra i ricoverati erano in maggioranza pazienti che finivano in ospedale per altri motivi e poi al test risultavano infetti, ora la parte più significativa va in pronto soccorso proprio per i sintomi del Covid. Carlo Palermo, presidente di Anaao-Assomed, l'associazione che riunisce i medici dirigenti: «Lo stop di così tanti operatori sanitari per il Covid rischia di paralizzare gli ospedali pubblici dove, anche per le ferie da smaltire, c'è comunque carenza di personale. Bisogna spiegare con chiarezza alle persone che è necessario continuare a prestare attenzione». A partire dall'utilizzo delle mascherine che, secondo Gianni Rezza, direttore Prevenzione del Ministero delle Salute, andrebbero usate anche ai concerti, come quello dei Maneskin previsto sabato a Roma (anche se in realtà sarebbe una goccia nell'Oceano perché serate nelle mega discoteche, concerti e grandi raduni avvengono in Italia e Europa quotidianamente). Rezza: «Fortunatamente le polmoniti da Covid oggi sono rare. Non c'è una congestione ospedaliera grazie ai vaccini e al fatto che Omicron rispetto a Delta è una variante meno aggressiva. Ma ammalarsi resta un bell'inconveniente. Se si può evitare è meglio evitarlo».
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