Covid dilaga negli Stati Uniti, contagi a un passo dal picco del 2020. «Vaccini per tutti dai 6 mesi in su»

Secondo le ultime proiezioni di Weiland, circa 650.000 americani vengono contagiati ogni giorno, un cittadino su 51 è attualmente infetto e nel prossimo mese un ulteriore 7-10% della popolazione si ammalerà

Covid dilaga negli Stati Uniti, contagi a un passo dal picco del 2020. «Vaccini per tutti dai 6 mesi in su»
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Mercoledì 20 Settembre 2023, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 21 Settembre, 08:48

Gli Stati Uniti stanno affrontando una nuova ondata di Covid. I livelli di diffusione del virus sono così alti da avvicinarsi a quelli raggiunti nel primo picco pandemico del 2020 e sono poco distanti da quelli raggiunti da Delta alla fine del 2021. Lo rilevano le agenzie di monitoraggio delle acque reflue del governo Usa, Biobot Analytics, e l’esperto di modelli previsionali Jay Weiland. Secondo le ultime proiezioni di Weiland, circa 650.000 americani vengono contagiati ogni giorno, un cittadino su 51 è attualmente infetto e nel prossimo mese un ulteriore 7-10% della popolazione si ammalerà. A preoccupare medici e virologi sono soprattutto le forme più gravi del contagio: i ricoveri e i decessi per Covid continuano ad aumentare, secondo gli ultimi dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Dal 27 agosto al 2 settembre il numero di pazienti curati in ospedale è cresciuto del 9%, mentre l’incremento dei decessi ha raggiunto il 5% nella settimana dal 3 al 9 settembre.

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Vaccino per tutti

La risposta dei responsabili della sanità pubblica americana e dell’American medical association a questa recrudescenza è il vaccino, contro il Covid ma anche contro l’influenza e il virus respiratorio sinciziale (Rsv). I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitensi (Cdc) prevedono infatti un autunno-inverno caratterizzato da una forte presenza dei tre virus respiratori più temibili: Covid, virus influenzali e il virus sinciziale. Secondo le ultime proiezioni degli esperti del governo americano, negli Usa i ricoveri a causa di Covid, influenza e Rsv resteranno alti, ai livelli dello scorso anno quando la cosiddetta “tripledemia” ha infettato milioni di americani, uccidendone più di 100.000 persone nei quattro mesi centrali dell’inverno. Anche per il 2023-2024, quindi, i medici prevedono un alto tasso di complicazioni per patologie respiratorie. I Cdc hanno però ribadito che per i tre diversi tipi di virus esistono vaccini che possono contrastarne la gravità e la diffusione, avviando una campagna a tappeto. Gli Stati Uniti hanno infatti deciso di raccomandare un richiamo Covid-19 con i vaccini aggiornati a tutti i cittadini dai 6 mesi in su, per proteggere anche i più giovani, bambini compresi, oltre che anziani e fragili. Le prime dosi saranno disponibili a giorni, la Food and drug administration statunitense deve ancora approvare la formula aggiornata di Novavax, ma lunedì ha autorizzato i booster Moderna e Pfizer. La formula dei nuovi vaccini «è molto simile alle varianti che circolano ora», ha spiegato a martedì a “Fortune” il dottor Stuart Ray, vicepresidente di medicina per l’analisi dei dati presso il Dipartimento di Medicina della Johns Hopkins. I dati preliminari diffusi di recente segnalano che i vaccini di ultima generazione dovrebbero offrire una protezione soddisfacente anche contro la nuova progenie Omicron altamente mutata, la variante Pirola.

Anziani e fragili

In Italia la decisione assunta dagli Usa di vaccinare tutta la popolazione dai 6 mesi in su raccoglie pareri contrastanti tra gli esperti. La raccomandazione dei Cdc «conferma quello che si è detto anche in passato, ovvero che per i bambini più piccoli e per la tutta la popolazione che non rientra nelle categorie con comorbidità, un richiamo del vaccino aggiornato anti-Covid è sempre utile», l’opinione di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma. «Va ricordato che questa è una malattia fastidiosa anche nei soggetti sani e nei bambini più piccoli - prosegue Andreoni - Essere vaccinati riduce poi il rischio di long Covid.

Quindi i Cdc hanno rilasciato una raccomandazione corretta, più popolazione è protetta e meno il virus circola colpendo magari chi è molto fragile o immunocompromesso». Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, non condivide invece la strada imboccata dagli Stati Uniti.

 

«Non sono assolutamente d’accordo» con i Cdc che raccomandano il vaccino aggiornato a tutti da 6 mesi di vita, «non dobbiamo commettere il medesimo errore già compiuto due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da zero a 100 anni senza nessuna distinzione. Semmai dobbiamo cercare di evitare gli errori commessi nel passato». Insistendo quindi su una campagna vaccinale rivolta a chi ha «dai 70-75 anni in su, più i fragili e gli ultrafragili. Su queste categorie - riflette - bisognerebbe riuscire ad arrivare al 100% di copertura, perché ogni persona di 70, 75, 80 anni che ha il Covid rischia di contrarre una forma impegnativa, di avere problemi, di dover andare in ospedale. Queste persone vanno assolutamente protette». Focalizzare la campagna è una priorità anche per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano. «Come ho sempre detto anche per l’antinfluenzale, la vaccinazione anti-Covid può e deve essere un’opportunità per tutti. La raccomandazione, però, diventa via via più stringente in funzione dell’età e comunque, al di là dell’età, è legata alla fragilità e alla presenza di patologie intercorrenti», rimarca. La campagna di richiami autunno-inverno «deve essere quindi incentrata su chi rischia di più, tant’è che per quanto mi consta si comincerà da ottantenni, fragili, operatori sanitari, e poi tutti gli altri».

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