AstraZeneca, Lazio e Lombardia: «Date a noi le dosi che le altre Regioni non utilizzano»

AstraZeneca, Lazio e Lombardia: «A noi le dosi di chi non le utilizza»
di Mauro Evangelisti e Francesco Pacifico
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Giovedì 13 Maggio 2021, 21:52 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 09:47

Se non le usate, mandatele a noi. C’è una Italia a doppia velocità anche nell’irrazionale diffidenza nei confronti del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca. In Sicilia quasi la metà resta nei frigoriferi inutilizzata perché in molti lo rifiutano. Così Lazio e Lombardia si fanno avanti e, in soldoni, dicono: visto che sono inutilizzate, inviatele a noi dove siamo pronti a somministrarle rapidamente. Ad esempio, il Lazio che per sabato e domenica ha organizzato due open day aperti agli ultra quarantenni con 21mila dosi di AstraZeneca in poche ore ha esaurito le prenotazioni.

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LA RICHIESTA
E l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, rivela: «Ho chiesto al generale Figliuolo di mandarci le fiale di AstraZeneca che non usano le altre Regioni.

Parlo 60mila, 80mila anche 100mila dosi in più, che gli altri territori non riescono a somministrare. Noi siamo pronti». Dalla Lombardia il presidente Attilio Fontana ha inviato a Figliuolo identica richiesta: «Noi lombardi abbiamo il grande merito che utilizziamo tutti i vaccini senza alcun problema, stiamo utilizzando anche AstraZeneca. Anche io mi sono vaccinato con AstraZeneca ed è stata un’ottima scelta». Anche Veneto e Piemonte puntano alle dosi che restano in frigorifero in altre regioni, ma sarebbe scorretto parlare di nord e sud. Per dire, la prima ridistribuzione ha riguardato la Puglia che ha appena ricevuto 50mila dosi di AstraZeneca dalla Sicilia. Ieri Figliuolo ha aperto all’ipotesi dei bilanciamenti, che però saranno solo provvisori. Se la Sicilia ha ancora i frigoriferi pieni, quando arriva una nuova fornitura di AstraZeneca si preferisce a quel punto privilegiare quelle regioni dove la somministrazione del vaccino di Oxford è più veloce. Nella successiva fornitura, però, ci sarà una compensazione. Soprattutto ciò che deve essere chiaro - spiegano dalla struttura commissariale - è che comunque la compensazione avviene sempre nell’ambito dello stesso tipo di vaccino. In altri termini: se la Sicilia dovesse cedere parte delle dosi di AztraZeneca a un’altra regione, non potrà pretendere di essere compensata, con le forniture successive, con più dosi di Pfizer e Moderna, ma riceverà altre dosi del vaccino di Oxford.

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NUMERI
Ma quali sono le Regioni in cui è più grave la fuga da AstraZeneca? Non c’è solo la Sicilia con il 46 per cento delle dosi ricevute mai somministrate (sono 286mila). Nella Provincia autonoma di Trento è fermo il 42 per cento delle dosi di quel tipo di vaccino, in Calabria il 32 per cento, in Basilicata il 36 per cento. Certo, è vero che con i richiami previsti dopo 12 settimane alcune Regioni mantengono una parte delle fiale ferme per sicurezza, però in questo momento in Italia ci sono quasi 1,2 milioni di dosi non somministrate su 6,6 milioni ricevute, una quota troppo alta se si pensa che comunque il richiamo va eseguito solo dopo 12 settimane. Di qui la necessità di compensare tra Regione e Regione, perché sarebbe deleterio inviare altre dosi alla Sicilia se poi non vengono usate. Conferma il commissario Francesco Paolo Figliuolo: «Non facciamo magazzino con i vaccini: quando serve, la struttura commissariale fa  delle proiezioni e si bilanciano i vaccini, con il consenso delle regioni interessate. Nei giorni scorsi - c’è stato un bilanciamento Sud-Sud tra Sicilia e Puglia. Ne faremo altri con AstraZeneca, in modo da vaccinare più possibile e non tenere nulla “in cassa” per ripristinare successivamente le dosi originarie previste per le varie regioni». Non aiuta a superare l’irrazionale diffidenza di una parte del Paese il fatto che il Cts (comitato tecnico scientifico) non abbia preso posizione per confermare che AstraZeneca può essere somministrato senza limiti di età, al di là della «raccomandazione» di Aifa sugli over 60.
 

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