Anoressia e bulimia anche tra ragazzini di 7 anni: i sintomi che non devono essere sottovalutati e le nuove cure

Anoressia e bulimia anche tra ragazzini di 7 anni: i sintomi che non devono essere sottovalutati e le nuove cure
di Maria Rita Montebelli
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Mercoledì 13 Marzo 2024, 11:44 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 09:40

Si chiamano DNA, ma non hanno nulla a che vedere con la doppia elica della vita. I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, ricordati il 15 marzo con la Giornata del Fiocchetto Lilla, infatti, devastano l’esistenza.
Tre milioni gli italiani colpiti, nella maggioranza giovani. Fino a qualche anno fa soprattutto le ragazze ora anche i ragazzi. Patologie, dalla bulimia all’anoressia, causate da una congiuntura biologica, sociale e psicologica. Senza, però, ancora una causa definita.

I più colpiti


La fascia più interessata è quella tra i 15 e i 18 anni, in particolare tra le femmine (sono l’8-10% quelle colpite contro lo 0,5-1% dei maschi)ma, rispetto all’inizio del secolo, l’età d’esordio si è drammaticamente abbassata. Oggi non sono rari casi tra i ragazzini di 7-10 anni.
Il censimento delle nuove diagnosi lo scorso anno è balzato a 1.680.456 casi, dai 680.569 del 2019. «Ad allarmare oggi è soprattutto l’abbassamento dell’età d’esordio – fa sapere Valeria Zanna, responsabile dell’Unità Operativa Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – Nei più piccoli il disturbo si chiama Ardif. Il disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione di cibo. I bambini non mangiano, ma non hanno l’angoscia di ingrassare, tipica dell’anoressia. Nell’arco dell’ultimo anno solo da noi sono stati ricoverati un centinaio di casi gravi e in Day Hospital seguiamo oltre 250 ragazzi l’anno. Ma la domanda è molto più alta».
Un’epidemia dunque che, purtroppo, stenta a trovare risposte qualificate, soprattutto in alcune Regioni del Sud e nelle Isole.

Secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono 112 i centri pubblici e 14 i privati accreditati che si occupano di questi disturbi. L’attesa media per essere presi in carico dal servizio sanitario è di 3-6 mesi. «Si tratta di disturbi complessi e frequenti negli adolescenti e nei giovani adulti – spiega il professor Gabriele Sani, Direttore della UOC di Psichiatria clinica e d’urgenza di Fondazione Policlinico Gemelli e Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma -. La diagnosi precoce di anoressia, bulimia e binge eating disorder aumenta notevolmente le possibilità di trattamento, che deve essere multidisciplinare». Da coinvolgere, il medico di base.

La cura e la diagnosi


Cresce il numero dei pazienti, si trasforma la malattie e , di conseguenza, devono essere modificati anche gli strumenti di diagnosi e cura. La validazione degli screening da utilizzare presso lo studio del medico di medicina generale è stato il focus di uno studio coordinato dall’Unità di ricerca di Scienza dell’alimentazione dell’Università “La Sapienza” di Roma, alla quale hanno collaborato anche Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca), la Società italiana di medicina di prevenzione e degli stili di vita (Simpesv) e la Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg).
Cruciale nel percorso di diagnosi e cura è la famiglia, sia nell’individuazione precoce dei sintomi della malattia (disturbi gastrointestinali, aritmie, amenorrea, ecc.), spesso sfumati in fase iniziale, che nell’avvicinare la persona che sta male al medico. Una volta riconosciuto il problema è necessario poi l’invio tempestivo del paziente ad un centro di riferimento specializzato. «Nell’assistenza a questi pazienti – afferma Sani - la collaborazione tra strutture sanitarie e riabilitative pubbliche e private e tra esperti delle diverse professioni è di importanza fondamentale.”

A partire dal mese di gennaio, il gruppo sanitario privato KOS, con la sua rete di cliniche psichiatriche e comunità terapeutiche accreditate con il Ssn, ha avviato una collaborazione scientifica con il Gemelli nel settore della psichiatria e della psicologia, volta al potenziamento, presso l’Istituto Neuroscienze Neomesia, dei percorsi di riabilitazione dei disturbi della nutrizione e alimentazione.
E anche le parole sono importanti. Nel trattare questi disturbi sui media e sui social, andrebbero veicolati
concetti corretti, che aboliscano stigma e messaggi potenzialmente patogeni. A questo proposito, il dottor
Adolfo Bandettini Di Poggio, Direttore Medico Psichiatria Gruppo KOS, ha di recente proposto di istituire un
‘bollino lilla’ per certificare i siti internet sicuri sui disturbi dell’alimentazione.

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