Il "paese" di Pasolini con l'ansia dei migranti. In edicola il reportage del Messaggero sul XII

Il "paese" di Pasolini con l'ansia dei migranti. In edicola il reportage del Messaggero sul XII
di Simone Canettieri
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Venerdì 17 Marzo 2017, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 00:47
Il municipio, la chiesa e il mercato. Sembra di stringerli in una mano. Pensionati e mamme in fila, un po' ovunque. Agli sportelli per la dose di burocrazia quotidiana («Ormai ripassi lunedì»). Tra i banchi chiassosi di lamiera a piazza San Giovanni di Dio: «Unico grande mercato senza scarichi e fogne in tutta Roma», dicono dai box che ospitarono anche il clan dei Proietti, I pesciaroli. Di domenica le prime due file sciamano sotto il campanile a matita che si staglia sopra Monteverde vecchio. Aggettivo «fondamentale» per il vanto dei residenti, del fu «Montedoro», per via del sole che qui, su questo colle, bacia forte e dipinge di giallo un po' tutto. Uno strapaese. Che non ne vuole sapere della movida piena di berci della vicina Trastevere, che volendo guarda Roma dall'alto dei busti risorgimentali del Gianicolo o dal basso delle Pietre d'inciampo (Piero Terracina fu l'unico superstite della famiglia alla Shoah). Monteverde vecchio è una porzione di Roma quasi fuori contesto, rispetto alla città che fa lo slalom tra la globalizzazione da minimarket asiatici. Insegne di pane & alimentari ancora in alluminio. Discreto silenzio. Salite e discese. Ideali per una vespa. Meglio se guidata da Moretti. Spifferata dal forno: «Nanni abita qui». Come «qui» hanno preso e lasciato casa negli anni Giorgio Caproni, Gianni Rodari, Attilio Bertolucci, i fratelli Taviani, Carlo Verdone e Paola Cortellesi. Già che ci siamo: poteva mancare lo sciamano? Silvio Parrello, er Pecetto, entrato e mai più uscito dal romanzo di Pier Paolo Pasolini («So' pure citato in Ragazzi di vita»). Super testimone a tempo pieno: «Di vero c'è solo che è morto, a Ostia c'era un'altra auto quella notte». Ci pensa lui, Er Pecetto, a tenere viva la memoria di PPP sopra piazza Donna Olimpia. Foto e murales, un localino in via Ozanam con quadri e libri, spettacoli e poesie. Emozioni e retroscena in via Carini 45. «Qui abitò Pasolini con la madre: erano in affitto da Eliana Orfei, quella del circo». Bruno Felicetti dal chiosco di alimentari di piazza Rosolino Pilo scruta la situazione: anziane, mamme con i passeggini pronte a mettersi in fila per qualcosa. «Qui si sta bene - sorride il commerciante - tra poco si riparte con la grattachecca». C'è abbastanza galleria di storie, cose e personaggi per finirla qui, per dire che il XII Municipio è un'oasi lenta, un paesetto di collina.

I FRONTI
Ma non è così. Si guarda con apprensione a via Ramazzini, zona San Camillo, sede della Croce Rossa dove c'è una tendopoli di migranti (500). Che fa il paio con il centro di accoglienza di Largo Perassi (altri 500). Non solo. Si guarda con paura all'arrivo di un nuovo hub a Massimina-Casal Lumbroso: la prefettura ha già individuato due immobili, oltre mille le persone da ospitare. FdI sulle barricate, la giunta pentastellata è «nettamente contraria». Ancora: a Brevetta c'è un allarme furti in casa da far drizzare le antenne ai residenti «pronti alle ronde». «Già, abbiamo un territorio vastissimo che arriva fino a Malagrotta», ricorda l'assessore Fabiana Tomassi, avvocato già collaboratrice di una parlamentare grillina, deleghe a scuola, sport e cultura. «Chi era la parlamentare? Non lo dico, dopo ricomincia la storia della parentopoli». La presidente del municipio è Silvia Crescimanno, moglie di Daniele Diaco, presidente della commissione Ambiente in Campidoglio. Entrambi vegani convintissimi e pronti a far proseliti. («Ormai mangio solo un po' di bresaola, e di nascosto», scherza l'assessore).

LA VELOCITÀ
«La presidente è telecomandata dal marito», insinua Federico Spanicciati, segretario dello storico circolo Pd Donna Olimpia intitolato a Miriam Mafai, dove l'emancipazione fece sfilare le miss comuniste. Crescimanno entra ed esce da una riunione al secondo piano del municipio: «Un bilancio ridicolo per una zona così vasta», apre le braccia Valerio Vacchini, titolare dei conti e della sicurezza, maresciallo dei carabinieri a mezzo servizio. «Mi mandi le domande per mail, risponderò la settimana prossima», dice la mini sindaco che al contrario di Monteverde vecchio va di fretta. L'amministrazione non è un valzer né una corsetta di jogging a Villa Pamphilj: il parco più grande di Roma, tredici entrate non ben custodite, degrado notturno che cozza con la pace di queste giornate di primavera. Franco Mattaccini, presidente del circolo anziani Bel respiro con 1.200 iscritti molto attivi e ballerini, ha appena vinto una lunga battaglia con la Soprintendenza. Non per Tor di Valle, ma per un nuovo campo di bocce. «Intanto il municipio ci ha tolto i fondi». Si scende sui Colli Portuensi e colpisce la velocità. Le insegne della Roma contemporanea: food e drink, colori, palazzi ovunque piegati a fisarmonica, niente Liberty, qui c'è anche Monteverde nuovo che è più pop e 2.0. Sotto, ecco il mercato di Porta Portese che è un mondo, un modo di dire, un luogo della ricerca di ciò che è stato. Ora sono giorni di ultimi «grandi affari» per le catene auto, si legge dalle baracche che vivono una volta a settimana. Ci si può spingere rimanendo nello stesso perimetro del municipio fino a Malagrotta, la discarica (chiusa) più grande d'Europa, che ancora trasuda percolato in attesa di bonifica. Allora meglio ritornare verso l'interno, ancora Er Pecetto (anche lui elettore della Raggi «seppur deluso»): «Là c'è il Vascello, sul muro se vedono ancora le cannonate ai tempi della Repubblica Romana». Non c'è bisogno di passare davanti al Fontanone del Gianicolo per annusare l'aria di Grande Bellezza.
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