Trattati, 60 anni fa una Roma senza blindati

di Raffaella Troili
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Mercoledì 29 Marzo 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 17:57
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Una Roma deserta, sezionata, inaccessibile a molti, ha superato la prova Trattati, svuotandosi, cambiando pelle, elastica anche nel devitalizzarsi. Fernando, dall’alto dei suoi 80 anni ben portati se ne ricorda un’altra. Quella di 60 anni fa. Non c’era allerta, tutt’altro clima, rende l’idea della differenza, il suo ricordo colorito, a volte folkloristico. «Nel giorno dei trattati, arrivò una telefonata dal segretario del comitato provinciale della Dc, Mechelli, al segretario di Albano: gli chiedeva di portare gente a Roma per accogliere i firmatari».

Altro che cortei, allora si veniva in città per fare la clac. Fernando aveva 21 anni, la politica è sempre stata la sua passione. «Su incarico del segretario sezionale, Nardini - racconta con minuzia di particolari - mi sono fatto di corsa 4 chilometri a piedi. Dovevo andare da un ortolano della zona, un certo Aurelio Grizzi, che doveva mettere a disposizione il suo vecchio Dodge, abbandonato dagli americani dopo la guerra e che si metteva in moto con una manovella, per portare a Roma un “camion di persone” della Dc». Povero ortolano, dura convincerlo. «Gli ho riferito il messaggio ma lui mi ha fatto vedere che il mezzo era carico di broccoli».

Alla fine il buon Aurelio si rassegnò: «Buttammo tutto a terra». Poi di corsa, davanti alla sede Dc, ad aspettarli un centinaio di persone. «Stretti stretti, con la bandiera bianca al vento». Il camion li lasciò proprio vicino la piazza del Campidoglio (!), dove non c’erano divieti, controlli, «applaudimmo i vari statisti al punto di stringergli la mano». Dopo la cerimonia, dovettero spingere pure per via di una gomma bucata. La giornata finì nelle fraschette dei Castelli.
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