Carnivori contro l’avanzata della tribù del tofu

di Mauro Evangelisti
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- Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 00:05
Oggi un ragazzo in mensa mi ha detto che lui è vegano, io gli ho detto che mi dispiace
@scialpii


Entri nella steak house e, contornato da hamburger muscolosi e bisteccone della Pampas, ordini seitan. Anzi, no, tofu e cavoli. Certo, i tuoi compagni di bisboccia ti guardano perplessi e con poca comprensione, ma il cameriere resta impassibile, perché ormai anche nei regni romani in cui un tempo vigeva solo il piacere della carne si sono piegati e adattati alla richiesta del mercato, in cui una nicchia sempre più significativa chiede proposte vegetariane. Cambio di scenario, supermercati romani, in periferia ma anche in centro, iper sterminati ma anche piccoli discount di quartieri. Al reparto del freddo, si sta rapidamente ingrossando e variegando la parte riservata ai “né carne, né pesce”: stufati di tofu, finti burger con carciofi, seitan con pomodorini, addirittura ravioli vegani con ripieno di lenticchie. Business is business e anche la fantasia dei produttori, che fiutano l’aumento degli incassi, si sta sbizzarrendo. Al di là delle riserve indiane - dei ristoranti vegani-vegetariani che già esistevano da molti anni in una grande città come Roma - il fenomeno che sta avanzando è quello del compromesso, per cui anche nel menu delle bisteccherie ecco comparire, a sorpresa, una colonna con le proposte a base di tofu, seitan e verdure. Ora resta solo da sconfiggere lo sguardo sprezzante dei talebani della carne, della bistecca tradizionale. Come se il diritto al tofu del vegetariano andasse a limitare i diritti di chi non rinuncia al piacere della carne.
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